Articolo di: Nicolas Annoscia

Allenatore UEFA B, Match Analyst FIGC
Nel corso degli ultimi mesi i problemi della Juventus, sia in fase di possesso che di non possesso sono emersi in maniera sempre più chiara. Durante la partita di andata contro l’Atletico Madrid, oltre alle difficoltà tattiche e tecniche, è stato sorprendente vedere la Juventus soccombere anche sotto l’aspetto psicologico, quello che invece in questa partita di ritorno ha consentito alla squadra di Allegri di compiere un’impresa che sembrava impossibile.

Allegri ha sorpreso tutti inserendo Spinazzola per Sandro a sinistra, Can nei tre di centrocampo e proponendo in attacco Bernardeschi al posto del più quotato Dybala. Scelte obbligate per Simeone nel suo confermatissimo 4-4-2, Arias a destra con Juanfran a sinistra per lo squalificato Filipe Luis, rotazione a centrocampo per l’assenza di Thomas con Saul che prende il suo posto, Koke si defila a destra e Lemar titolare a sinistra, in attacco Morata per lo squalificato Costa.

In fase di possesso gli uomini Allegri si disponevano con un 1-3-2-5 votato all’attacco con Can che fungeva da braccetto di destra per dare superiorità numerica contro i 2 attaccanti dell’Atletico, Cancelo si alzava e Pjanic prendeva lo spazio centrale con Matuidi al solito pronto ad andare senza palla. Bernardeschi da esterno destro si accentrava per attrarre Juanfran e liberare la corsa a Cancelo. 

Possesso che si consolidava a destra per poi rapidamente andare a sinistra su Spinazzola che giocava l’1 vs 1 contro Arias e serviva subito palloni pericolosi per i tagli di Matuidi e per i compagni che attaccavano l’area. Il dato interessante è quello che vede il laterale basso tentare 8 cross nel corso della gara ed andare a buon fine con il 50%.

 

La variante tattica era lo sviluppo a sinistra con Cristiano Ronaldo che duettava largo vicino a Spinazzola per attrarre la difesa su quel lato ed attaccare il lato debole con rapidi cambi di gioco veicolati da Pjanic su Cancelo largo sul lato opposto.

Perso il possesso la Juve esercitava una contropressione in zona avanzata per tentare la transizione immediata.

In fase di non possesso la Juve manteneva spesso la struttura originaria del 4-3-3 che evidenzia l’importanza di Emre Can sempre pronto ad aggredire verticalmente l’avversario (infatti i recuperi palla sono stati 22 di cui 8 nella metà campo avversaria) permettendo ai compagni di salire e di non farsi quasi mai schiacciare dal possesso avversario. In difesa posizionale Bernardeschi a volte ripiegava centralmente creando un rombo con lui come vertice avanzato. Proprio la sua posizione accentrata si è dimostrata determinante quando su palla persa da Morata l’ex Viola conduce diagonalmente dal centro servendo uno splendido pallone a scavalcare per Cristiano Ronaldo che sblocca la partita.

L’Atletico difendeva con la consueta struttura del 4-4-2 molto basso, con Morata e Griezmann stabilmente all’interno della propria metà campo, tutti attenti negli scivolamenti laterali ed orientati a creare grande densità centrale consapevoli di dover concedere il duello individuale sulle fasce.

Sin dalle fasi iniziali i Colchoneros in possesso cercavano la transizione rapida in 3 passaggi passando da Koke che si accentrava centralmente o da Lemar che faceva lo stesso sul lato opposto. Il possesso ragionato messo in pratica negli ultimi minuti del primo tempo, da cui è scaturita l’occasione vanificata da Morata, è nato da Lemar che si accentrava per scaricare in fascia cercando lo spazio per il pallone in mezzo.

La superiorità numerica in area e sulle fasce hanno disordinato la granitica difesa biancorossa, costringendo Juanfran alla decisione se chiudere su Bernardeschi o restare largo su Cancelo. Il raddoppio juventino è avvenuto proprio da questa situazione con il portoghese che riceve largo, Juanfran tenta di accorciare mentre Lemar è in ritardo, sul cross del portoghese.Tra 4 giocatori bianconeri che riempiono l’area, è Cristiano Ronaldo a segnare nuovamente.

La partita di Bernardeschi è determinante per il raggiungimento della vittoria della sua squadra, la sua posizione negli half spaces di destra ha messo in costante difficoltà gli scivolamenti avversari. Federico è altrettanto bravo a crescere nella gestione del pallone dopo un avvio incerto, alternando la distribuzione orizzontale a quella verticale. Non a caso, dopo il passaggio ad un 4-4-2 più solido, per ovviare al ritorno da parte dei Colchoneros, l’ex-viola si ritrova a fare l’esterno a sinistra e da un suo strappo in diagonale verso la porta scaturisce il rigore che Ronaldo trasforma per il definitivo 3-0.

Se in questi giorni Allegri era stato criticato e qualcuno lo aveva già sostituito con qualche altro allenatore dopo l’impresa dello Stadium dovrà ricredersi. Ancora una volta all’ultima chiamata utile il tecnico livornese trova l’intuizione giusta, il passaggio all’impostazione a 3 con l’uomo in più in avanti, toglie ampiezza all’Atletico che raramente riesce ad aprire il gioco, ma sopratutto determina una superiorità sugli esterni che gli uomini di Simeone non potevano pareggiare e che alimentata da rapidi e costanti cambi di gioco determinano pesantemente l’esito di questa sfida.