Domenica il Forlì avrà bisogno anche e soprattutto dell’esperienza di Ivan Graziani per centrare una vittoria che potrebbe valere la salvezza diretta. Autore di 7 reti stagionali l’attaccante nativo di Faenza ai microfoni di Saranno Famosi Calcio ha parlato dell’ottimo stato di forma della squadra in vista del delicato ultimo impegno di campionato. Oltre ad aver svelato i segreti della sua longevità calcistica che lo rendono, a 37 anni, ancora un elemento di spicco della categoria. Categoria che in futuro potrebbe ritrovare in un’altra veste….

Negli ultimi 90 minuti con la Recanatese si decidono le sorti del campionato del Forlì. Come si prepara una sfida così delicata?

“A saperlo (ride). E’ una partita che può valere tanto, speriamo di fare risultato pieno. Nell’ultimo periodo ci siamo ripresi e le ultime partite dicono che stiamo bene. Un mese e mezzo fa era difficile pensare di arrivare a giocare una gara del genere in queste condizioni. E questo è un segnale importante”.

Vi aspettavate di affrontare una stagione così di sofferenza?

“Assolutamente no, è stata una sorpresa. Durante una stagione le situazioni cambiano così come giocatori e allenatori. Non siamo mai stati in grado di fare quel salto di qualità utile, fortunatamente però nelle ultime settimane abbiamo trovato la giusta unità d’intenti. Ora c’è positività all’interno del gruppo e nell’ambiente. Stiamo lavorando tutti nella maniera corretta e soprattutto ognuno di noi crede in quello che fa. Ed è proprio questo il motivo per il quale sono arrivati i risultati positivi”. 

Il tuo bottino personale parla di 7 reti in 29 partite. Una stagione decisamente positiva al netto delle difficoltà di squadra.

“Si, anche se alcuni problemi fisici mi hanno condizionato e impedito di dare un maggior apporto al gruppo. Quando però non arrivano i risultati di squadra è difficile essere felici per quelli personali”.

A 37 anni immaginavi di poter essere ancora così decisivo in serie D?

“Il calcio di adesso è cambiato, non è più quello di una volta. Se ti alleni nella maniera giusta e stai attento anche all’alimentazione puoi giocare a questi livelli anche a 37 anni. E credo di averlo dimostrato, io così come tanti altri perché non sono l’unico. Ormai ci sono tante squadre con in rosa giocatori avanti con l’età. Un tempo non era così ma nel calcio moderno è una costante. Se curi il tuo corpo gli anni non sono un problema. Poi devo dire che sono stato anche fortunato a non aver avuto molti infortuni durante la carriera”. 

Nell’arco della tua carriera vanti ben 11 anni nel professionismo tra serie C2 e C1. C’è da parte tua un po’ il rammarico per non aver avuto la possibilità di dimostrare il tuo valore anche in categorie superiori?

“Io credo che ognuno fa la carriera che merita. Se si ha l’opportunità di giocare ad alti livelli bisogna essere bravi a restarci. Evidentemente se non ho giocato in certe categorie è perché avevo dei limiti che non mi hanno permesso di fare quel salto di qualità. Ma non ho assolutamente nessun rimpianto perché ho sempre dato tutto me stesso in questo lavoro. L’unico dispiacere è stato quello di non aver potuto giocare le mie carte in un club importante come la Pistoiese, che al tempo militava in C1, a causa del cambio di società che mi ha portato alcuni problemi”. 

Quali sono, invece, le stagioni che ricordi con maggior emozione?

“Sicuramente quelle nelle quali sono arrivate le promozioni. Quindi i campionati vinti con Ravenna, Aglianese e Feralpisalò sono quelli che ricordo con più entusiasmo”.

Tra i tanti allenatori che si sono susseguiti negli anni chi ti ha aiutato maggiormente nel tuo percorso di crescita professionale?

“Nel mio caso posso dire che ognuno di loro mi ha lasciato qualcosa: dalla metodologia di allenamento alla gestione dello spogliatoio. Farei fatica a farti un solo nome anche perché ho stretto sempre un ottimo rapporto con tutti senza mai scontrarmi. Non fa parte del mio carattere. Per questo nella mia crescita c’è un qualcosa di ognuno di loro”.

A tal proposito uno dei tuoi obiettivi futuri è proprio quello di intraprendere la carriera da allenatore…

“Si, due anni fa ho preso il patentino e già adesso do una mano ad allenare i ragazzini delle giovanili. Mentre in futuro vorrei sedermi su una panchina di una prima squadra e rapportarmi in tutte le categorie cercando di portare le mie idee sul campo”.