Aveva smesso con il calcio, aveva trovato lavoro come cameriere e pensava di aver chiuso con l’attività agonistica. Colpa di un rapporto complicato con l’Isola Liri, dove Andrea Jukic, 25enne attaccante romano, aveva esordito a soli 17 anni tra i professionisti. Poi la voglia di rivalsa, la ripartenza dall’Eccellenza, e l’ottima metà di campionato in quel di Gavorrano, dove dopo un brutto infortunio è praticamente rinato. Ben 16 gol da dicembre in poi, e la risalita con i toscani dai playout ai playoff, per quella che si è trasformata per sua stessa ammissione in una stagione perfetta.

Andrea, partiamo dalla stagione appena conclusa. Che voto le dai?

«Beh si può dire che è stata una stagione perfetta, sia dal punto di vista della squadra che da quello individuale. Una grande annata, considerando che quando sono arrivato era un momento particolare per il Gavorrano. Eppure io ero convinto di poter far bene, avevo sentito parlare molto bene di questa società, quindi non ho avuto dubbi, eppure le richieste non mi mancavano…».

Poi che è successo?

«Quando sono arrivato era stato appena esonerato l’allenatore, il secondo, eravamo in zona playout nonostante una buona rosa, e anche se mancava molto tempo al termine della stagione c’era una certa preoccupazione. Io ero tornato da un brutto infortunio, ero rimasto fermo tre mesi, avevo tanta voglia di rimettermi in gioco. Siamo arrivati ai playoff, abbiamo vinto anche le semifinali e ci siamo arresi solo in finale al Ponsacco, avevamo molti uomini fuori. Ma questa sconfitta non cancella una grande stagione, 16 gol in metà campionato sono una cifra davvero elevata».

E sulla prima metà di stagione all’Imolese?

«Purtroppo un infortunio mi ha frenato sul più bello, avevo fatto un buon precampionato, avrei avuto il mio spazio, ma sono rimasto fermo per diversi mesi senza sapere quando sarei tornato in campo. Abbiamo rescisso consensualmente il contratto, ma non ce l’ho con la società, anzi. Posso solo ringraziarla per aver creduto in me a inizio stagione, società seria, gruppo forte, tecnico molto preparato. Tutto quanto di buono si dice sull’Imolese lo confermo, avendolo vissuto io in prima persona. E soprattutto, per me non è una sorpresa, perché in Coppa Italia avevamo disputato una buona gara anche con il Benevento, dopo aver battuto la Carrarese di Silvio Baldini. Per me non è ancora detta l’ultima parola, nonostante la sconfitta per 2-0 contro il Piacenza. Chi passa tra le due andrà in B…».

Ora qual è il tuo obiettivo?

«Beh, tornare nel professionismo. Non so ancora nulla, anche perché se ne occupa il mio agente, Osvaldo Mannucci. Per me è più di un procuratore, non è solo la persona che pensa a trovarmi squadra, come molti possono pensare, ma è stata una delle persone che mi è state più vicino durante l’infortunio, è un’ottima persona e un ottimo procuratore, ha tanti assistiti che giocano in C e in B. E poi a lui piace lavorare con gli attaccanti, penso che dopo quest’annata gli ho facilitato il lavoro (ride, ndr). 

La tua storia parla di tanta gavetta alle spalle…

«Assolutamente, ho esordito appena 17enne con l’Isola Liri, ma poi sono rimasto vincolato per diverse stagioni nonostante avessi espresso il desiderio di andare via. Un blocco che mi ha tolto entusiasmo, basti pensare che per un po’ avevo addirittura smesso con il calcio, avevo trovato un altro lavoro».

E poi, che è successo?

«Facevo il cameriere, lavoravo in un locale molto frequentato da calciatori di tutte le categorie, dalla A alla D. E’ scattata la scintilla, molti mi chiedevano che facessi là, sapevano che avevo esordito tra i professionisti che ero un ragazzino, vedendoli mi chiedevo perché non potevo esserci io in mezzo a loro, poi ho avuto una grande fortuna. Quella di ripartire dall’Eccellenza, vicino casa, tornando a fare quello che mi piaceva, con l’entusiasmo di un tempo e la voglia di mangiarmi il campo».

Inizia da lì la tua rinascita?

«Sì, perché scendere di categoria non è stato un problema per me, l’importante era tornare a fare gol (9 con il Tor Sapienza in mezza stagione, 20 con l’Almas Roma, e 17 con la Sangiovannese in serie D). Ho messo in campo tutta la mia rabbia, la mia “cazzimma”, sono queste le mie caratteristiche, sono un attaccante che si ispira a Immobile, che gioca in velocità, che attacca lo spazio, anche se il mio idolo resta il Fernando Torres visto a Liverpool, segnava in tutti i modi possibili. Mi piacerebbe diventare completo come lui».

E ora?

«Beh, vediamo. Ho letto che diverse società di serie C sono interessate a me, dopo la stagione sfortunata con l’Imolese, mi sono riscattato a Gavorrano, ho segnato all’esordio, speravo di trovare la rete il prima possibile per dimenticarmi del mio lungo stop, e ci sono riuscito. In una gara contro il San Donato Tavernelle, invece, ero finito in panchina, e rosicavo un po’, lo ammeto. Mentre mi riscaldavo pensavo che se fossi entrato avrei spaccato tutto, ed è andata proprio così. Ho realizzato una tripletta in venti minuti, una giornata pazzesca».

di seguito il video della gara tra San Donato Tavernelle e Gavorrano, immagini riprese da Tvedo: