Articolo redatto da Vincenzo Russo, allenatore Uefa B e match analyst

Alla luce della recente intervista di Mr. Di Francesco della A.S. Roma in cui rinnovava la sua ispirazione ad un calcio offensivo di un certo tipo e della vittoria di un ulteriore titolo da parte di Mr. Guardiola del Manchester City è opportuno fare delle considerazioni oggettive sulla tipologia di gioco espresso e cosa comporta.

Nel Calcio moderno convivono sostanzialmente due grandi scuole di pensiero, quella ancora legata ai modelli
“classici” fatti di codifiche, studiate a prescindere dall’avversario, e miglioramento del calciatore come singolo non sempre in funzione della collettività e quello 2.0 che sviluppa un gioco di principio, adattivo alla controparte, dove il singolo elemento, contestualizzato nel gruppo, viene posto difronte a delle problematiche la cui soluzione non gli viene suggerita ma deve trovarla da solo collaborando con gli altri, senza meccanizzare i movimenti.

Entrambe le scuole di pensiero hanno prodotto nel tempo calciatori di grande livello ma oggi non si chiede più la specializzazione nel ruolo ma l’evoluzione del calciatore come elemento pensante capace di adattarsi alla situazione di gioco cui si trova difronte, dimostrarsi duttile nell’impiego in campo e sempre rapido ed oculato nelle scelte.

A livello italiano la branca “zemaniana” cioè quella che ancora risulta legata ad un gioco codificato come fu quello di Zeman si scontra e confronta di continuo con il modello di calcio proposto da Sarri e De Zerbi, tecnici di ispirazione puramente guardioliana.

Da un lato abbiamo l’idea di gioco di un tecnico che nella sua carriera ha valorizzato alcuni importanti giocatori ma che in termini pratici ha raccolto poco, arrivando a vincere campionati di secondo livello ma senza mai riuscire ad imporre il proprio gioco, spesso prevedibile, ai massimi livelli. (fig.1)

Dall’altra abbiamo una scuola di pensiero, personificata nel tecnico Guardiola, che ha portato a grandi risultati, formando giocatori duttili, pensanti ed evoluti ed allo stesso tempo vincendo tanto ed in ogni campionato. (fig. 2)

Nessun allenatore possiede la verità assoluta, ognuno deve plasmare il proprio tipo di gioco sulla base di elementi a disposizione cercando di riadattare le idee di altri il meno possibile.

Che il calcio di Zeman, Di Francesco o altri tecnici padroni del 4-3-3 codificato sia più o meno utile di un gioco situazionale come quello di Guardiola, De Zerbi, Sarri ed altri può essere giudicato solo da quanto accade in campo.

La spettacolarità del Calcio porta alla fidelizzazione del tifoso ma sono i risultati pratici a dare continuità e validità alle idee proposte.