E’ l’asso della mediana del Gravina, dopo una carriera iniziata nelle giovanili del Napoli. Elio Nigro, esperto centrocampista campano, ci racconta il momento della squadra, tra una salvezza da conquistare e quel gol da ex contro il Taranto, che forse ha definitivamente tagliato le gambe alla squadra rossoblu nella corsa alla serie C. E una previsione su un suo compagno di squadra…
Elio, il campionato è fermo, un buon momento per recuperare le forze in vista del rush finale. C’è una salvezza da blindare…
“Sì, purtroppo a inizio anno pensavamo e speravamo di poter fare qualcosa di più, credevamo nel raggiungimento dei playoff. Purtroppo all’inizio le cose non sono andate per il verso giusto, c’è stato il cambio di allenatore e diversi movimenti di mercato. Abbiamo ottenuto una striscia positiva che ci ha tirato fuori dalla zona playout, ora dobbiamo continuare così e blindare la salvezza al più presto. Dovremo giocare tutte le gare come delle finali”.
Proprio un tuo gol, ha permesso di vincere pochi giorni fa contro il Taranto. Una rete da ex dal risvolto amaro…
“Umanamente mi è dispiaciuto molto per i tifosi, so che dramma stanno vivendo e quanto sognano di tornare in C. Io a Taranto sono stato benissimo, e pensare che il mio gol possa aver tagliato le gambe alla squadra nella corsa promozione fa un certo effetto. Ho anche provato a spiegare le mie sensazioni con un post su facebook, purtroppo non ho fatto altro che il mio dovere”.
Secondo te possono ancora credere nella promozione?
“Credo sia molto difficile. Hanno 8 punti di distacco a 8 giornate dal termine, dovrebbe succedere qualcosa di clamoroso. Credo che ormai sia una lotta a due tra Picerno e Cerignola”.
Chi reputi il tuo maestro tra i tanti allenatori avuti in carriera?
“Grassadonia, senza ombra di dubbio. Lo ha avuto sei mesi a Pagani, vincemmo i playoff conquistando la promozione in C1, senza dubbio uno dei più bei ricordi che ho della mia carriera. Sicuramente il merito fu suo, un allenatore preparatissimo, che secondo me avrebbe già dovuto allenare in serie A. Dopo mi ha voluto anche a Messina, mi ha insegnato tantissimo. Speriamo che faccia bene a Foggia, perché se lo merita. Anche dal punto di vista umano mi ha lasciato un ottimo ricordo, per lui viene prima l’uomo e poi il calciatore”.
Questi insegnamenti potrebbero servirti per un futuro da allenatore?
“Mai dire mai, anche se al momento non mi ci vedo onestamente. Vorrei restare nel mondo del calcio, magari con un ruolo dietro le quinte. Direttore sportivo, allenatore in seconda, ma un mister vive con delle pressioni troppo forti, non so se riuscirei a reggere questa mancanza di serenità. Per il momento però penso solo alla salvezza con il Gravina, una piazza dove c’è sostegno, calore, gente allo stadio. Chissà che non rimanga qui anche l’anno prossimo, sarebbe un piacere…”.
Chi è il compagno più forte avuto in carriera?
“Nelle giovanili del Napoli ce n’erano parecchi, ma dico Amato Ciciretti. Già a Messina si vedeva che aveva colpi importanti, doveva solo esplodere. Veniva da un settore giovanile importante, aveva solo bisogno di qualche consiglio dei più esperti, Giorgio Corona lo martellava ogni giorno. Anche Grassadonia ha fatto tanto per lui, dopo l’esplosione ha fatto due anni ad altissimi livelli”.
E sull’esperienza con il Napoli?
“Ho fatto tutta la trafila del settore giovanile, vivendo anche il passaggio di società tra Naldi e De Laurentiis. Stavo andando a Livorno quando mi arrivò una telefonata e mi fu detto di restare. Venni convocato in prima squadra diverse volte, ho giocato in Coppa Italia contro la Roma all’Olimpico, insomma grandi ricordi”.
E qualche rimpianto?
“Beh, forse non sono stato fortunatissimo in quelle annate. Sono andato in prestito al Benevento, ma per un problema alla schiena sono stato fermo più di 7 mesi, poi l’anno successivo Pierpaolo Marino voleva mandare me e Luigi Vitale in prestito al Lanciano, ma io volevo tornare a Benevento. Vigorito mi avrebbe preso volentieri, ma non in prestito, solo se mi fossi liberato. Fu una sciocchezza giovanile, spinsi con la società per essere svincolato, un errore che non rifarei anche perché c’era molta considerazione su di me, non mi volevano cedere gratis. Sono rimasto un anno fermo, che sommato alla stagione precedente fanno due anni fuori da un campo di calcio”.
Nel tuo Gravina c’è qualche elemento che può ambire al salto di categoria?
“Sicuramente il primo nome che mi viene in mente è quello di Loliva, il nostro portiere (clicca qui per leggere l’intervista). Credo sia quello più pronto per un salto di categoria, è un classe 2000 ma ha già 60 presenze in D. E’ alto quasi due metri, ha una struttura fisica imponente. Deve solo migliorare sotto l’aspetto caratteriale, forse è un po’ esuberante, ma in genere si dice che i portieri devono essere un po’ pazzi (ride). Ha qualità fuori dal comune. infatti è stato convocato per la Rappresentativa che si disimpegnerà al Torneo di Viareggio in questi giorni.