Gli inizi da calciatore, il sogno avverato dell’esordio in serie B con la maglia della squadra della propria città, la convocazione per la gara promozione davanti a oltre 20mila spettatori. Stefano Squitieri, procuratore con un passato da calciatore, ha voluto rimanere nel mondo del calcio, dopo l’addio dovuto ad alcuni problemi fisici, ma porterà sempre nel cuore, per sua stessa ammissione, le esperienza vissute con la casacca della Salernitana, prima dell’inizio della sua nuova avventura, partita lo scorso maggio, a soli 28 anni.

Stefano partiamo dai ricordi del cuore…

“Beh sono legati alle esperienze di campo, senza dubbio. Con la Salernitana ho fatto tutta la trafila del settore giovanile, poi ho avuto la fortuna di esordire con la maglia granata in serie C nella stagione 2007-2008. Sono stato prima convocato per Salernitana-Pescara, ho vissuto l’emozione del giorno promozione), ho provato emozioni uniche, da pelle d’oca, essere scortato dai tifosi, la scenografia della Curva, emozioni che a parlarne oggi mi emozionato. Poi ho esordito la gara successiva contro la Massese, poi sono andato in panchina contro il Sassuolo in Supercoppa, era la squadra allenata da un certo Massimiliano Allegri”.

Poi l’esordio in serie B, che sensazioni hai avuto?

Ho esordito contro l’Albinoleffe, osservando il gol di Merino da centrocampo, poco prima del mio ingresso in campo. E’ stato un gol pazzesco, dopo quella rete ci sono stati due-tre minuti di confusione, nessuno riusciva veramente a rendersi conto di quello che aveva fatto Roberto. Sono stati anni di emozioni uniche, partite passate alla storia, ho il rammarico che potevo fare qualcosa in più, però di certo i ricordi me li porterò per sempre dietro. Ho avuto anche il piacere di riscaldarmi al fianco di gente come Lucarelli, contro il Parma.

Poi cosa è successo? 

“L’anno dopo avevo ottenuto un contratto triennale con la Salernitana, io sono stato mal consigliato dai miei procuratori, andai in prestito in serie D a Rieti. Piazza bellissima, un lusso per i dilettanti, poi un problema di pubalgia mi ha frenato. E da lì mi sono trovato nelle categorie inferiori, dovevo andare a Campobasso, c’era il tecnico Provenza, ma mi fu comunicato a ferragosto di non rientrare nei piani della squadra. Poi mi arrivò la chiamata per andare a giocare in Bulgaria, ma dopo una settimana non si crearono più gli spazi per noi italiani, alcuni calciatori bulgari non risolsero i loro contratti. Da lì ho iniziato a girare l’Italia giocando in Eccellenza e in serie D. Sono carissimo amico di Franco Ferrari, attaccante del Piacenza. Vedevamo le partite assieme, secondo me a breve lo vedremo in categorie superiori, è un animale, non rimarrei stupito se lo vedessi in A con il Genoa, società detentrice del suo cartellino.

E gli inizi da procuratore? Cosa ti ha portato a questa scelta?

“Mi fu diagnosticata una condropatia, dato il problema ero davanti a un bivio. O smetto, o inizio a giocare in categorie inferiori, in Eccellenza, mi sono divertito, ma c’era il rischio protesi. E’ stata una scelta forzata, per salvaguardare la mia salute. Ho iniziato a lavorare come procuratore poco più di un anno fa. Il mio obiettivo era di restare nel mondo del calcio, sognavo di diventare dirigente sportivo per essere libero di lavorare con più società, piuttosto che fare l’allenatore mi piacerebbe essere il consulente di mercato di qualche squadra”.

Sei in società con il procuratore Valentino Viviani, che rapporto avete? 

«Lui è stato mio procuratore per un periodo quando ero ancora calciatore, poi gli ho chiesto di entrare in società, proponendogli di curare anche il campionato di Eccellenza. L’idea è stata la mia, lui ha lavorato principalmente in serie D, io gli ho detto di puntare su un campionato che meritava, una categoria sulla quale c’è grande richiesta, ad oggi possiamo contare su più di 50 assistiti. Molti procuratori lavorano sulla parola, sulla fiducia, ma si creano incomprensioni, sovrapposizioni, noi abbiamo dei contratti di consulenza biennali. Ci occupiamo di tutto, curiamo l’aspetto mediatico, l’aspetto assicurativo del calciatore in caso di infortuni. Ci sono realtà in Eccellenza più solide, serie, spesso in serie D si legge di mancati stipendi, mancate iscrizioni. Per quanto si parla di dilettanti, in serie D e in Eccellenza parliamo di semi-professionismo, molti calciatori fanno questo per lavoro, ed è fondamentale la loro tutela nell’aspetto contrattuale» 

State portando insieme anche delle battaglie per riformare il mondo della LND?

«Sì, assolutamente. Ci stiamo battendo per la nascita dei contratti fino a un tetto massimo di diecimila euro, qualora non si dovesse rispettare l’accordo ci sarebbe una vertenza. Ma abbiamo proposto anche la riduzione degli under da 3 a 2 in serie D e in Eccellenza, sono d’accordo con ciò che è stato fatto in serie C, ma faremo di tutto perché ciò accada anche nei dilettanti, perché molti calciatori che arrivano in quarta serie, se non hanno la fortuna di accedere nel professionismo trovano tante porte chiuse, perché casomai gli vengono preferiti gli under. E’ un sistema che fa acqua, se le società saranno d’accordo porteremo avanti questa causa…».

Ogni calciatore ha ambizioni di scalare la vetta, è così anche per i procuratori?

«Beh ovviamente c’è voglia di salire di categoria, se ho detto a Valentino di valutare anche l’Eccellenza non è per fare un passo indietro, ma è per fare gavetta, ad oggi ci siamo ritagliati una buona fetta di mercato in serie D, e in Eccellenza. Ma c’è sempre da crescere e da migliorare, io sto studiando per diventare agente sportivo Coni, propedeutico per diventare agente sportivo Figc. E’ importante lo studio, mi portavo in libri in ritiro quando ero al liceo, sono laureato in lettere». 

Chi è il tuo idolo calcistico?

«Essendo stato un difensore, il mio modello è stato Alessandro Nesta, un campione silenzioso, idolo indiscusso». 

Quante partite vedi dal vivo al mese?

«Mediamente vedo una quindicina di partite al mese, il weekend lo spendo sugli spalti dal vivo, poi se vogliamo contare anche quelle che vedo in televisione, il numero sale costantemente. E’ importante una continua ricerca anche tramite highlights, studio e ricerca dei calciatori, visioniamo tutto. Non ci basta solo il curriculum, dobbiamo conoscere le caratteristiche di ogni assistito, perché oltre a fare gli interessi dei nostri assistiti vogliamo avere rapporti solidi con le società.»