L’offerta irrinunciabile che arriva dal professionismo dopo una sola stagione disputata in serie D. Il sogno che si realizza e una nuova carriera che comincia. Poi il fallimento della società e un stop forzato di 5 mesi. Si può riassumere così la beffarda stagione di Antonio Arpino, illuso da un calcio italiano sempre più alla deriva. Ai nostri microfoni il racconto di un annata da dimenticare per il difensore centrale classe ’95 che però si dice pronto a ripartire più forte di prima. E con una società seria vogliosa di regalargli una seconda possibilità.

Antonio, quella appena conclusasi è stata una stagione decisamente particolare per te. Ce la racconti?

“Ad inizio anno avevo firmato con il Portici perché convinto dal loro progetto, non a caso sono riusciti a fare grandi cose con una squadra di giovani. Poi però è arrivata la chiamata del Matera e l’opportunità di fare un salto di categoria era troppo ghiotta per essere rifiutata. Era come realizzare il sogno di una vita. Ma sappiamo tutti cosa è successo, purtroppo non mi sono fidato delle persone giuste. Inoltre avendo già firmato, come detto, per una società di serie D ad inizio stagione, nonostante il fallimento del Matera non ho potuto far ritorno tra i dilettanti e sono stato costretto a stare fermo per 5 mesi. Un lasso di tempo interminabile. La cosa che più mi ha fatto rabbia e non aver potuto giocare per una colpa non mia. Io credo che in situazioni del genere si debba far un’eccezione per i calciatori svincolati da una società fallita e concedere loro di poter accasarsi altrove. Così si rischia di bruciare la carriera a giovani come me. Ma posso dire che da questa esperienza ne esco ancora più forte perché in questi mesi ho capito tante cose”.

Com’è stato non poter sfruttare la chance di giocare in serie C dopo il duro lavoro svolto per arrivare in questa categoria?

“Non mi sarei mai immaginato di trovarmi in una situazione del genere. Dopo i tanti sacrifici fatti credevo di andare lì a giocarmi le mie carte. Qualcuno mi aveva consigliato di non accettare Matera, ma io penso che bisogna ascoltare tutti per poi decidere con la propria testa”.

Fortunatamente dopo il fallimento del Matera c’è stata una società che ti ha accolto a braccia aperte…

“Sì, a dicembre nonostante non potessi giocare la dirigenza del Portici mi ha dato l’opportunità di allenarmi con loro. Si sono comportati come una famiglia, mi hanno accolto e fatto sentire uno di loro. Era come se facessi parte della squadra con la differenza di non poter scendere in campo la domenica. Al 99%, infatti, giocherò lì nella prossima stagione”.

Chi ti ha aiutato maggiormente in questi mesi difficili lontano dal terreno di gioco?

“Il supporto maggiore me lo ha dato la famiglia e la mia ragazza. Ma in generale ci sono state diverse persone che mi hanno aiutato come miei ex compagni di squadra, amici. Poi allenandomi mi distraevo e cercavo di non pensarci”.

Nel calcio italiano purtroppo sono sempre più frequenti i casi come quelli del Matera. Qual è il tuo pensiero a riguardo?

“Spero vivamente che le regole cambino, così facciamo ridere il mondo. Non si può andare avanti con fallimenti e penalizzazioni. Ormai un giocatore preferisce restare in D in una società seria e sana anzichè fare il salto di categoria e rischiare di vivere situazioni simili. Bisogna essere intransigenti e non far iscrivere squadre senza garanzie come il Matera”.

Adesso parliamo di calcio giocato, prima di Matera sei stato protagonista in D con la maglia della Sarnese.

“Per me quella è stata la stagione più bella dal punto di vista professionale. Era il mio primo vero anno in D, in quel girone c’erano diverse squadre di valore e conquistare la salvezza è stato come vincere il campionato. Un’esperienza indimenticabile, ci siamo tolti grandi soddisfazioni. Avevo un gran rapporto con tutti: compagni, dirigenti e presidente. Mi dispiace siano retrocessi e spero possano essere ripescati perché sono una società seria che dà grande spazio ai giovani”.

Oltre che a Sarno nell’arco della tua carriera hai giocato in altre piazze calde come Castellammare e Sorrento.

“Quelli vissuti nelle giovanili della Juve Stabia sono stati anni meravigliosi, con la Primavera poi ci siamo tolti anche la soddisfazione di eliminare la Juventus al torneo di Viareggio. Per me è stato un periodo formativo importante anche se giocare in una prima squadra di Eccellenza e serie D è tutt’altra cosa. Queste categorie ti aiutato ad ingigantire il tuo bagaglio di esperienza. A Sorrento, infatti, ho avuto modo di giocare con calciatori come Scarpa, Vitale che non c’entravano nulla con l’Eccellenza. Anche se nonostante i grandi nomi purtroppo per due anni non siamo riusciti a vincere il campionato. Però al di là dei risultati sono state esperienze che mi hanno aiutato a crescere”.