Sfortuna e infortuni hanno reso tortuoso il suo avvio di stagione, ma col passare dei mesi David Speziale grazie a prestazioni di qualità sta contribuendo alla rinascita del Milano City. Il club milanese attualmente è immischiato nella lotta per non retrocedere e per centrare una salvezza tranquilla ha bisogno delle giocate e della duttilità tattica del trequartista scuola Milan. Ai microfoni di Saranno Famosi Speziale ha raccontato la sua esperienza milanese, al quale ha fatto seguito una dettagliata analisi sulla situazione relativa ai giovani calciatori italiani troppo spesso poco valorizzati.
Nelle ultime tre partite sono arrivate altrettante vittorie che vi hanno permesso di uscir fuori da un piccolo periodo di crisi. Qual è l’umore attuale dello spogliatoio?
“È vero negli ultimi mesi ci siamo ripresi ottenendo dei buoni risultati. Prima eravamo in una situazione critica dovuta ad una serie di fattori. Purtroppo l’inizio di campionato non è stato affatto positivo. Oltre agli errori da noi commessi c’è stata anche un po’ di sfortuna: tra partite girate male e qualche infortunio. Io ad esempio i primi mesi sono stato frenato da una pubalgia che non mi dava tregua. Quella del Milano City poi è una società nuova, dai dirigenti alla squadra, avevamo bisogno di conoscerci bene e di fare gruppo. Ora però siamo vivendo un’ottima fase e cercheremo di continuare su questa strada perché meritiamo di conquistare la salvezza”.
Anche dal punto di vista personale stai attraversano un momento positivo e sembra non pesarti il fatto di ricopri ruoli non propriamente tuoi come l’esterno d’attacco.
“Si, diciamo che sto cambiando molto il mio modo di giocare. I miei numeri parlano chiaro, io non sono il bomber d’area di rigore che fa tanti gol. Non è nelle mie corde. A me piace giocare a tutto campo, tornare sulla metà campo, giocare la palla ed essere d’aiuto per i miei compagni servendo loro anche degli assist. Paradossalmente questo mi ha un po’ penalizzato perché spesso mi è stato rimproverato di segnar poco. Purtroppo in queste categorie contano quasi esclusivamente i numeri, sono pochi i dirigenti che osservano la prestazione del calciatore. Se fai pochi gol non vieni preso in considerazione anche se magari nel dettaglio hai giocato grandi partite e servito 15 assist”.
In ogni squadra di serie D la presenza dei cosiddetti “under” è di fondamentale importanza. Quali sono i secondo te i giovani di maggior prospettiva presenti nella rosa del Milano City?
“E’ vero, la serie D è un campionato totalmente diverso dagli altri proprio a causa dell’obbligo di schierare i cosiddetti “under”. Da quando gioco in questa categoria mi sono accorto che i ragazzi giovani sono fondamentali, così come la presenza dei più “vecchi” soprattutto se hanno già avuto modo di giocare insieme. Creare un’unità di gruppo è un aspetto importantissimo se si vuole costruire un progetto vincente. Anche perché rispetto ad altre categorie, in D la fase di preparazione dura meno. Per quanto riguarda i ragazzi presenti in rosa ti dico che i vari Mecca, Boccadamo, il portiere Frigione sono tutti calciatori validi e soprattutto grandi lavoratori. Sono rimasto sorpreso dal loro modo di allenarsi perché spesso a 18 anni si è un po’ ribelli, ma fortunatamente non è il loro caso. E sono sicuro ci daranno una mano per conquistare la salvezza. Io poi sono molto onesto nel dire che i giovani vanno anche guidati, quindi se a volte non rendono è anche colpa di noi esperti che evidentemente non li abbiamo aiutati abbastanza”.
Spesso ci si lamenta del fatto che in Italia sono pochi i giovani di valore nei massimi campionati. Secondo te quali sono le difficoltà riscontrate dai ragazzi durante la permanenza nei settori giovanili che ne impediscono l’immediata consacrazione?
“In questi anni mi sono accorto che tra serie C e D ci sono davvero tanti giovani di valore che meriterebbero vetrine importanti. Per emergere ci vuole anche tanta fortuna e quella ovviamente non si apprende in nessun settore giovanile. A volte basta una partita giusta, un procuratore che viene ad osservarti proprio in quel momento e cambia tutto. Io credo che innanzitutto bisogna nutrire fiducia nei giovani, spesso capita che dopo due partite nelle quali non riescono a far subito bene vengono tagliati fuori. Sono pochi i giocatori come Zaniolo o lo stesso Cristante, con il quale ho avuto modo di giocare nelle giovanili del Milan, capaci di fare immediatamente la differenza. Nei 10 anni trascorsi in rossonero ho notato che nella scelta di un calciatore si badava troppo spesso all’aspetto fisico e poco alla qualità. Un errore secondo me, basti pensare che in serie A Papu Gomez nonostante sia alto 1 metro e 60 è uno dei giocatori più decisivi. Io darei più spazio a ragazzi tecnici, che sappiano muoversi nella maniera giusta e scambiare rapidamente la palla con i compagni”.
Foto tratta dal sito ufficiale del club