Articolo di Jacopo Leone, allenatore Uefa B

Nell’ultimo articolo ci siamo posti una domanda: nel calcio di oggi è giusto allenare moduli tattici che prevedono dei movimenti codificati oppure è importante l’interpretazione che si dà al modulo stesso lavorando per principi?
Ecco vediamo cosa significa movimenti codificati e cosa significa lavorare per principi.
I Movimenti Codificati sono dei movimenti provati e riprovati in allenamento dove, anche in base alle caratteristiche dell’avversario, si sfruttano i posizionamenti di due o più calciatori. Un esempio lampante che mi viene in mente è quella dell’Italia di Antonio Conte agli Europei del 2016.


Oggi invece vediamo come il calcio sia cambiato e come il gioco per principi stia diventando qualcosa di sempre più ricercato. Viene superata la rigidità dello schema e messa al centro la capacità e l’intelligenza dei giocatori nell’analizzare i contesti e rispondere in modo flessibile, adeguato e funzionale. A differenza del lavoro per schemi, il lavoro per principi porta alla lettura della situazione che il giocatore si troverà davanti a sé. Sarà compito dell’allenatore che cerca questo tipo di gioco, riproporre in allenamento ciò che richiederà ai propri calciatori durante la gara della Domenica. Analizzando le partite fino ad oggi ho riscontrato come un principio che lega tante squadre è la ricerca della superiorità in zona palla, dove scomponendo il campo si nota che non è nient’altro di un possesso palla eseguito in allenamento.

Perché si portano tanti uomini in zona palla?
1) Sfruttare la superiorità per dare più possibilità di scelta al compagno in possesso
2) Nell’eventualità in cui si perda palla (transizione negativa) avendo portato tanti uomini in zona invece di difendere scappando, si difende attaccando in avanti visto la superiorità.


Concludo dicendo che il calcio non è una matematica perfetta che grazie ad un modulo o un atteggiamento specifico si arrivi sicuro al raggiungimento dell’obiettivo prefissato. Oggi si sta sempre più ricercando un calciatore che non esegua un movimento specifico ma che sia sempre più un giocatore “pensante”.
A Voi l’ardua sentenza di ciò che sia meglio per il Nostro calcio.