Dopo averla assaporata un anno fa con la maglia dell’Ascoli, Filippo Florio va a caccia della serie B con il Pordenone, assoluto dominatore del girone B di serie C. Ai microfoni di Saranno Famosi il terzino neroverde ha raccontato la sua giovane, ma già ricca carriera, dall’esordio in serie D a 16 anni fino alla favola Pordenone. Senza dimenticare, appunto, l’annata in B con l’Ascoli al servizio di Maresca e Cosmi.

Il primato del girone è saldamente nelle vostre mani, come state vivendo questo momento?

“L’entusiasmo è alle stelle, c’è tanta voglia di fare bene. Se ad inizio stagione ci avessero detto che a gennaio saremmo stati primi in classifica a più 7 punti dalla seconda nessuno ci avrebbe creduto. Al tempo stesso però sappiamo di dover tenere alta la concentrazione. Ormai dipende tutto da noi e non abbiamo nessuna intenzione di vanificare tutti i sacrifici fatti finora”

Come stai vivendo quest’anno di formazione in un club con tanti calciatori d’esperienza?

Io ho firmato per il Pordenone gli ultimi giorni di mercato, di conseguenza la squadra era già strutturata e giustamente ho iniziato un percorso di inserimento. In rosa poi, soprattutto in difesa, ci sono giocatori di grande valore con tanta esperienza alle spalle come Semenzato, De Agostini, Bassoli e il capitano Stefani. Fortunatamente quando sono stato chiamato in causa sono riuscito a dimostrare il mio valore conquistando la fiducia di squadra e tecnico. Ed giusto così, sono un ragazzo giovane che ha tanto da imparare. In questo momento della mia carriera preferisco mettere da parte gli obiettivi personali facendo prevalere quelli della squadra. Anche perché vincere il campionato sarebbe il sogno un po’ di tutti”. 

Nonostante la giovane età hai vissuto già esperienze importanti…

“Sì, è vero. A 16 anni disputai il primo anno di serie D nell’Ischia, squadra della mia città. E anche se giocavo prevalentemente con la Berretti per me è stata una stagione speciale perché riuscimmo a conquistare la promozione. Avevo un buon rapporto con compagni e tecnico i quali mi hanno insegnato tanto contribuendo alla mia crescita sia professionale che umana. Dopodiché passai alla primavera del Torino. Lì però incontrai molte difficoltà, non giocavo molto ma anche questa esperienza mi è servita. A volte far panchina è utile. In seguito tornai ad Ischia in C2, era l’anno delle 8 promozioni e arrivando settimi ci ritrovammo in C1. La stagione successiva firmai con il Rimini in D. Anche quella fu un’annata speciale perché giocai praticamente sempre e pure in quell’occasione festeggiai la promozione. L’anno dopo feci di nuovo ritorno ad Ischia. La situazione economica purtroppo era disastrosa e nonostante un buon inizio di campionato, retrocedemmo. Per me però fu una stagione positiva, la prima in c1 a 18 anni. Realizzai anche 3 reti. Dopo i passaggi alla Lucchese e Santarcangelo arrivó la serie B con l’Ascoli. Ad essere sincero subii il passaggio dalla C alla cadetteria, collezionai solo 4/5 presenze ma imparai tantissimo. Quando non giochi devi apprendere il più possibile dai tuoi compagni, solo così cresci come uomo e come giocatore. Adesso sono qui a Pordenone dove mi trovo benissimo e spero di concludere la stagione positivamente”.

Con l’Ascoli hai avuto modo di toccare con mano la realtà della serie B. Che ricordo hai di quella stagione?

“Era la mia prima esperienza in cadetteria ed ebbi la fortuna di avere un allenatore come Maresca dal quale appresi davvero tanto. Per certi aspetti era ancora un giocatore, per me è stato come un fratello maggiore. Fu lui infatti a volere la mia permanenza in rosa. Dal punto di vista tecnico ho imparato più cose con lui che nel resto della mia carriera. Aveva un’idea di gioco troppo avanti per la serie B. Per imparare i suoi concetti c’era bisogno di tempo, ma in quel campionato ne hai poco. Servono subito i risultati. Al suo posto arrivó Cosmi, altro grandissimo allenatore. Lui invece batteva molto sull’aspetto mentale. Mi ha insegnato ad avere una mentalità vincente e a scendere in campo con la giusta cattiveria. È stata un’esperienza formativa importante. Inoltre ho avuto modo di giocare con calciatori di talento come Ignacio Varela che io ritengo sia un giocatore straordinario. Era uno spettacolo vederlo ma il calcio italiano non era adatto a lui. Qui era costretto anche a fare la fase difensiva mentre lui voleva solo attaccare. In rosa poi c’erano giocatori di prospettiva tipo Favilli, Monachello i quali contribuirono a centrare l’obiettivo salvezza”. 

Cosa pensi del match farsa Cuneo-Pro Piacenza?

“È stato uno spettacolo indecoroso. Cerco di mettermi nei panni di quei ragazzi come me che hanno dovuto subire una tale umiliazione. È facile parlare da esterni ma io non sarei mai sceso in campo. Ormai il Pro Piacenza era destinato a fallire, che senso ha avuto giocatore una partita del genere?”.

In conclusione, quali sono i tuoi obbiettivi futuri? 

“Sarei falso nel dirti che non sogno grandi palcoscenici. Ma è pur vero che ad oggi il mio obiettivo è sicuramente vincere il campionato col Pordenone. Alla mia età sarebbe importantissimo ritrovare la B. Pordenone è per me un’isola felice, c’è un progetto serio, abbiamo un centro sportivo di alto livello e c’è voglia di far bene. È vero magari rispetto ad altre piazze qui si vive il calcio con meno passione, però a volte la troppa pressione sopratutto per i giovani non è sempre positiva. Se vinci voli tre metri sopra il cielo ma se le cose vanno male rischi di bruciarti”.