Lasciare il proprio paese d’origine per inseguire un sogno non è mai facile, soprattutto quando si è soltanto un ragazzino. Servono tenacia, forza di volontà e tanto coraggio, sentimenti che hanno convinto Abdoul Sall ad abbandonare il suo Senegal per raggiungere l’Italia. Con l’obiettivo di proseguire gli studi e la speranza di diventare un calciatore professionista. A soli 18 anni sta disputando la sua prima stagione in serie D, dimostrando di essere uno dei maggiori prospetti della categoria. Con 8 reti è il trascinatore della Pro Dronero che sta cercando di portare alla salvezza. Ai nostri microfoni il giovane attaccante senegalese ha raccontato la sua storia, l’infanzia tra libri e pallone e quella partita di calcetto che gli ha cambiato la vita…

Domenica in casa dell’Inveruno avete rimediato la quarta sconfitta di fila, confermando l’ultima posizione in classifica. Nonostante tutto, però, i playout sono distanti soltanto 2 punti. Credete ancora nella salvezza?

“Quella con l’Inveruno è stata una sconfitta amara. A mio parere abbiamo giocato una buona partita e avremmo meritato di portare qualche punto a casa. Domani, però, abbiamo subito un’occasione importante di rifarci. Siamo concentrati su questa prossima partita con l’obiettivo di migliorare la nostra classifica. Siamo fiduciosi per il finale di stagione”.

Accantonando i risultati di squadra, possiamo dire che la tua prima stagione in serie D è da ritenersi decisamente positiva?

“Direi di sì. Sono soddisfatto, segnare 8 gol al primo anno è un buon risultato ma posso migliorare. C’è ancora tanto lavoro da fare e cercherò di allenarmi sempre al massimo”

Considerata la tua duttilità tattica, ti consideri un jolly per la squadra?

“E’ vero, ho giocato in diversi ruoli dell’attacco anche se mi considero un esterno, ma chiaramente sta al mister decidere dove schierarmi. L’importante avere la fiducia, per noi giovani è fondamentale”

Nonostante la tua giovane età hai già tanto da raccontare. Sei nato e cresciuto in Senegal ma la tua passione per il calcio ti ha portato in Italia…

“Sì, io ho iniziato a giocare a calcio all’età di 5 anni nel mio paese d’origine: il Senegal. Però non ho mai disputato il campionato senegalese perché mia mamma voleva proseguissi gli studi e non voleva iniziassi la carriera da calciatore. Durante un torneo di scuole calcio il mister dell’under 17 voleva convocarmi ma non poteva perché non ero tesserato con nessuna squadra. In seguito sono arrivato in Italia, dove già viveva mio zio, principalmente percontinuare gli studi e iniziare a lavorare. Nell’estate del 2017 poi l’allenatore della juniores della Pro Dronero Giuseppe Giacalonemi vide giocare in un torneo di calcio a 5 al quale partecipai con dei miei amici e decise di portarmi in società. Un giorno giocammo un’amichevole contro la prima squadra e fui notato dal tecnico Francesco Dessena, da lì ho cominciato ad allenarmi con loro, lì ho avuto l’impressione di respirare il calcio vero. Con mister Dessena posso dire di essere cresciuto tanto sia come calciatore che come uomo”.

Quali sono state le persone che più ti hanno sostenuto durante il tuo percorso di ambientamento?

“Sicuramente la mia famiglia. Non è stato semplice soprattutto nel periodo nel quale la società ebbe dei problemi nel tesserarmi. Ad essere sincero ho pensato addirittura di smettere, ero molto scoraggiato. I miei zii hanno avuto un ruolo importante perché mi sono stati vicini e mi hanno sempre incoraggiato. Anche mister Dessena mi ha fatto sentire la sua vicinanza incitandomi sempre durante gli allenamenti. Per fortuna tutti i problemi si sono risolti e ho finalmente iniziato a giocare”.

Il tuo ottimo rendimento ha fatto sì che venissi convocato dalla Rappresentativa di serie D per il torneo di Viareggio, nel quale ti sei messo in mostra realizzando 2 reti. Che ricordi hai di questa esperienza?

“Bellissimi. Conoscevo già questo torneo perché in Senegal seguiamo molto il calcio e sapevo che era una competizione importante alla quale hanno partecipato anche giocatori come Pirlo e Balotelli. E’ stata una grande esperienza anche se c’è un po’ di rammarico. Eravamo un gruppo molto forte con un mister formidabile e forse avremmo potuto fare meglio. Ci è mancata un pizzico di fortuna”.

Qual è stato il giocatore che ti ha ispirato quando eri ragazzino?

“Il mio primo idolo è stato Robinho. Ora ammiro moltissimo SadioManè, per noi senegalesi è un simbolo oltre ad essere uno dei calciatori più forti al mondo. Inoltre è un ragazzo umile che è riuscito ad emergere facendo molti sacrifici”. 

Concludendo, quali sono i tuoi sogni?

“Il mio unico obiettivo è quello di migliorarmi, non voglio mai accontentarmi. Un po’ come Cristiano Ronaldo che nonostante i titoli vinti continua ad allenarsi duramente. Solo così si possono raggiungere alti livelli”.