Ha fatto parlare di sé già da giovanissimo nelle fila dell’Avellino, con il quale ha esordito anche in B. Poi l’esplosione tra Paganese e Melfi, e gli occhi di tante squadre su di lui, Bologna e Bari su tutte. Un terribile infortunio ha frenato la sua ascesa, ma ora Eric Herrera, 27enne di origini panamensi, vuole ripartire dal Sorrento, squadra che proverà a salvare a suon di giocate di classe, per provare poi a stabilizzarsi in Campania e tornare nel professionismo…

Eric, siete reduci da un blitz importantissimo a Sarno in chiave salvezza, che momento è per voi?

 «Domenica è stata una vittoria importantissima, specie perché è arrivata contro una diretta concorrente per la salvezza. Onestamente non credo si possa parlare già di partita decisiva per la salvezza, ma sicuramente ci ha dato ulteriore consapevolezza delle nostre qualità. Ora non dobbiamo abbassare la guardia».

E ora sotto con la capolista Picerno…

«Sicuramente queste sono le partite più belle, partite difficili ma che tutti vorrebbero giocare. Sono primi in classifica, ma onestamente non ci ho giocato contro perché sono arrivato a gennaio, non li ho ancora affrontati, ma una cosa è certa. Che noi proveremo a dargli filo da torcere».

 Come sei arrivato a Sorrento e come ti trovi? 

 «A Sorrento mi trovo benissimo, poi qui è un posto bellissimo, chissà che non possa rimanere qui, non mi dispiacerebbe stabilizzarmi in una piazza così bella, soprattutto dopo aver girato tanto negli ultimi anni. Vediamo che sarà, pensiamo prima alla salvezza, poi secondo me questa società ha dei bei progetti in mente. Il mio arrivo è nato dal nulla, perché ero alla Sangiustese e stavo facendo bene, poi ci sono stati dei problemi societari, anche di natura economica, e quindi mi sono ritrovato qui».

 Hai rimpianti per quello che la tua carriera sembrava promettere?

 «Beh sì, parliamo degli anni d’oro (ride, ndr). C’è grosso rammarico, ma anche ricordi bellissimi perché ad Avellino sono cresciuto, sono stati i primi anni in cui credevo di poter fare il professionista. Abbiamo vinto un campionato, poi avevo davanti a me gente come Castaldo, Soncin, così andai in prestito al Rimini. Oggi lo ammetto fu un grosso errore, perché andai in C2 quando mi volevano praticamente tutte le squadre di C1». 

 Poi l’esplosione a Pagani e la chance con il Lecce…

 «Mi sono rifatto a Pagani, ho avuto grande fiducia da parte della società, ho solo ricordi positivi della mia esperienza alla Paganese, anche quando sono tornato per la seconda volta. Mi ricordo che c’era Caccavallo, ho iniziato con Cuoghi, facevo la mezz’ala, poi è arrivato Sottil, grande professionista, tecnico molto preparato. Mi ha spostato più avanti, ci siamo divertiti, il secondo anno siamo arrivati anche ai playoff. In seguito anche lì ci sono stati problemi societari, si è fatto avanti il Lecce con un’offerta che non potevo rifiutare».

 Come è andata?

 «Beh ci sono stati diversi cambi di allenatori, prima c’era Pagliari che mi ha voluto ma è stato esonerato appena sono arrivato, poi Bollini. C’era tanta concorrenza, insomma non fu un’esperienza facile. Poi però sono rifatto a Melfi, lì facevo l’esterno alto e ho disputato una grande stagione anche dal punto di vista realizzativo, la squadra faceva un calcio divertente, quello che a me piace e che mi esalta. Su di me c’erano Bologna e Bari, purtroppo un giorno in partitella ho subito la rottura del legamento crociato in allenamento per un contrasto con un compagno di squadra. Questo è sicuramente il rammarico più grande che ho…».

 Chi è il miglior allenatore che hai avuto?

 «Non posso parlare di maestri, perché non sono nessuno per dire se un allenatore è un maestro o meno. Sicuramente Grassadonia è tra i più i bravi, sia da un punto di vista tecnico-tattico che umano, se tanti calciatori rispondono così vuol dire che qualcosa di vero c’è». 

 In squadra ci sono compagni under che meritano il salto di qualità?

 «Sì, abbiamo diversi under bravi e di qualità. Penso a Vincenzo Masi,  o anche a Kevin Stallone, o a Vitale, che è un classe ‘2001. Sono giovani bravi, devono capire che ci vuole testa, ce l’hanno le potenzialità e le qualità per arrivare a certi livelli, devono solo continuare a pedalare, glielo dico continuamente».

 Cosa ha dato Eric Herrera al Sorrento e cosa spera di poter dare in futuro?

 «Mister Maiuri mi ha messo in condizione di mostrare il meglio del mio repertorio, il dribbling, il saltare l’uomo,  le giocate di tecnica, quelle che sono le mie qualità migliori. Finalmente sto trovando continuità da un punto di vista fisico, che è stato sempre un po’ il mio difetto. Magari faccio bene, poi sparisco, devo migliorare nell’arco dei 90′ minuti. Qui sto ritrovando questa continuità, come ho già detto spero di stabilirmi qui con la mia famiglia, perché questa è una società solida che ha diverse idee molto interessanti». 

 foto tratta dal sito ufficiale della società