Relazione di: Nicolas Annoscia
Allenatore UEFA B, Match Analyst FIGC
Il Milan arriva a questo Derby della Madonnina sulla scia di 5 vittorie consecutive in campionato, l’Inter, invece, dopo la telenovela Icardi e la cocente eliminazione in Europa League. Considerando gli opposti stati d’animo con cui le due squadre si affacciavano al posticipo domenicale, era difficile pronosticare che il Milan subisse tre gol in una sola partita, l’ultima volta era stata con l’Olympiakos.
Dopo soli 2 minuti è l’Inter a passare in vantaggio grazie a Vecino, bravo a farsi trovare tra le linee della difesa rossonera ed andare a concludere su una sponda al centro di Lautaro.
In quella posizione Vecino è riuscito ad arrivare facilmente in area, a compensare i movimenti di Lautaro, ma soprattutto a muoversi incontro al pallone nello spazio al fianco di Bakayoko con il Milan mai capace di arginarlo.
La doccia fredda subita scuote gli uomini di Gattuso che provano a costruire trame di gioco con 1-4-4-2 con un abulico Kessie al fianco di Bakayoko e con Paquetà a fare da spalla a Piatek.
La costruzione bassa dei nerazzurri veniva affidata a De Vrij con D’Ambrosio (verso cui il Milan è sembrato voler orientare il pressing) che faceva avanzare il gioco anche con tocchi di prima intenzione proprio verso l’uruguagio Vecino.
Le palle inattive sono state fondamentali per entrambe le squadre: al 50’ su calcio d’angolo dalla destra si crea un 2vs1 nei pressi della bandierina da cui parte un cross arretrato per i 5 saltatori nerazzurri, De Vrij è bravo a compiere una torsione di testa e a depositare il pallone alle spalle di Donnarumma.
Tempo 7 minuti ed il Milan accorcia le distanze con Bakayoko che con un movimento “fuori-dentro” incorna un cross su punizione di Calhanoglu.
Dopo il rigore trasformato da Lautaro, il moto d’orgoglio milanista è coinfluito nel calcio d’angolo battuto velocemente dalla coppia Conti-Suso, con lo spagnolo bravo a mettere un cross sul secondo palo che Musacchio è abile a ribadire in rete dopo la respinta di Handanovic.
Con l’ingresso di Castillejo, il Milan ha ulteriormente guadagnato imprevedibilità offensiva (4 dribbling completati nel secondo tempo) ma ha continuato a peccare nel recupero alto del pallone. La partita di Calhanoglu rappresenta un mattoncino importante su cui costruire il finale di stagione. I numeri confermano quanto visto: 67 passaggi tentati, divisi perfettamente tra le due metà campo (33 in quella difensiva, 34 in quella offensiva), con l’88,1% di precisione generale e il 74,2% registrato nella sola trequarti dell’Inter.
Il Milan, al tempo stesso, è sembrato meno reattivo del solito, si è mosso sempre con qualche secondo di ritardo rispetto alle mosse offensive dell’Inter, senza mai riuscire a far valere quella forza fisica su cui si fonda l’idea di un centrocampo con Bakayoko, Kessié e Paquetá.
In generale l’Inter ha giocato una partita difensiva più intensa e più brillante di quella del Milan, infatti ha tentato un numero nettamente superiore di contrasti (25 di cui 6 del solo Gagliardini contro i 18 milanisti), ha completato più disimpegni in area di rigore (22-20, con Skriniar che ne ha registrati 11, quanto Romagnoli e Musacchio messi insieme) ed ha messo a segno più anticipi nella metà campo avversaria (3-2, di cui uno di De Vrij su Piatek che ha contribuito ad offuscare la partita del centravanti polacco