Relazione di Marco Giustini, match analyst

Un marzo da dimenticare quello della Roma che dopo la sconfitta nel derby e quella di Porto che hanno avvicendato Ranieri sulla panchina giallorossa, arriva al match col Napoli dalla sconfitta fuori casa subita dalla Spal. Una vittoria sarebbe fondamentale per tornare ad un punto dal quarto posto che significa qualificazione in Champions. Il Napoli arriva da due vittorie, in campionato la Juventus è lontana e il secondo posto sembra sicuro, ma con l’avvicinarsi della sfida in Europa League contro l’Arsenal, Ancelotti vuole aumentare i risultati positivi e la fiducia necessaria per affrontare  gare più difficili.

LE FORMAZIONI
Le squadre si presentano con i sistemi di gioco che hanno maggiormente utilizzato in questa stagione ma con diversi interpreti causa infortuni.

1-4-3-3 per la Roma che deve rinunciare a Florenzi ed El Shaarawy. Ranieri si affida a N’Zonzi mezzala facendo partire Zaniolo dalla panchina.

1-4-4-2 per il Napoli di Ancelotti, senza Insigne, Albiol e Ghoulam ma solito approccio tattico con gli esterni che tendono ad accentrarsi e i terzini che vanno ad occupare gli spazi creati.



LE CHIAVI DELLA PARTITA

Densità in zona palla e transizioni positive/negative sono gli elementi tattici-mentali che hanno caratterizzato questa partita e hanno indirizzato il risultato evidenziando un diverso approccio della sfida da parte delle due compagini.

Dall’immagine che presenta il posizionamento medio dei giocatori duranti la partita è evidente nella squadra di casa un buco vuoto, una scollatura tra la linea composta da centrocampo più i due terzini e i difensori centrali. Invece ritroviamo spazi più compatti nello schieramento napoletano.

Il Napoli è stato assiduo in tutti i 90 minuti ad occupare gli spazi concessi nella metà campo avversaria attaccando con molti uomini. La poca aggressività della Roma ha inoltre dato la possibilità alla squadra partenopea di scegliere se attaccare giocando in ampiezza o sfruttando la profondità data dal dinamismo delle due punte.

Nel fermo immagine dell’assist di Verdi sul primo gol, dopo neanche due minuti, vediamo come il numero 9 possa decidere se attaccare l’area servendo Milik, giocare la palla ad un compagno al limite dell’area in posizione centrale (Mertens) o servire Callejon libero sul lato opposto.

Nei secondi prima del raddoppio di Mertens abbiamo una situazione simile.

Il terzo gol nasce da una ripartenza in seguito ad una punizione calciata dalla Roma. L’aspetto delle coperture preventive e della rapidità nel passare dalla fase di possesso a quella di non possesso sui calci da fermo non è stato curato con attenzione dalla squadra di Ranieri e più volte il Napoli si è trovato in pochi secondi dal doversi difendere ad avere l’occasione per fare gol.

Il gol del’ 1-3

Già in precedenza

Si dice che ogni partita sia a sè e che al 90° inizi la sfida successiva. Con il turno infrasettimanale alle porte Ranieri ha poco tempo per recuperare energie fisiche, mentali e per ricucire lo spirito di gruppo, necessario per prendere il treno della Champions. Nel frattempo il Napoli continua a divertire e a divertirsi, trovando anche in questo, le motivazioni per affrontare un campionato che ha già dato nella sostanza, la certezza del secondo posto.