Chi crede che nel calcio moderno le cosiddette “bandiere” siano ormai del tutto scomparse, probabilmente non conosce la storia di Samuele Avanzi. Difensore classe ’91 che da 10 anni lotta, sgomita e…segna sempre con la stessa maglia: quella del Villafranca. Ai microfoni di Saranno Famosi il capitano bluamaranto ha raccontato la sua storia d’amore con l’unico club della sua vita calcistica.

Siete reduci da una serie positiva di 6 risultati utili consecutivi che vi ha permesso di avvicinarvi alla zona salvezza. A cosa è dovuto questo cambio di marcia?

“Sicuramente al fatto di aver aumentato la fiducia e la consapevolezza dei nostri mezzi. Abbiamo chiuso il 2018 con alcune sconfitte, tipo quella di Mantova, al termine delle quali i nostri avversari ci hanno fatto i complimenti. La vittoria in trasferta sul Rezzato, terza forza del campionato, è stata probabilmente la partita della svolta. Lì abbiamo avuto la dimostrazione di essere una squadra che poteva giocarsela alla pari con tutti. A questo successo hanno poi fatto seguito altre ottime prestazioni utili a far accrescere dentro di noi la convinzione di poter conquistare la salvezza”.

Le 10 stagioni, compresa quella in corso, disputate con il Villafranca fanno di te l’uomo “bandiera” del club. Com’è iniziata la tua avventura in maglia bluamaranto?

“La mia carriera ha inizio nel settore giovanile del Chievo. Terminata la stagione con gli allievi avrei dovuto iniziare quella seguente in Primavera, ma io avevo voglia di confrontarmi subito con i “grandi” e decisi di trasferirmi vicino casa, a Desenzano. Al tempo la prima squadra era appena stata promossa in Eccellenza e disputai lì tutto il campionato giocando 30 partite su 30, realizzando anche 3 gol. L’anno successivo fui contattato dal Villafranca, e quella che doveva essere l’esperienza di un anno si trasformò in un matrimonio che dura ancora oggi. E come tale è stato caratterizzato da alti e bassi dovuti magari a momenti difficili come le due retrocessioni alle quali però hanno fatto seguite altrettante promozioni”.

Poche settimane fa hai raggiunto le 300 presenze in campionato. Come hai festeggiato questo storico traguardo?

“E’ stato un risultato incredibile che al primo anno non mi sarei mai sognato di raggiungere. Col passare del tempo però ho capito che c’erano tutti i presupposti per centrare un traguardo così. Qui ho trovato un’ambiente familiare, e poi provo sempre una grande emozione nel raggiungere lo spogliatoio, il mio armadietto ed entrare nel mio stadio. Festeggiare questo record mi è costato qualche giro di birra alla squadra (ride). Fortunatamente tutto ciò è stato possibile anche grazie alla mia integrità fisica perché se facciamo un calcolo per superare quota 300 partite ho dovuto mantenere una media di 30 gare l’anno solo in campionato. Perché dalla somma totale sono esclude le presenze in coppa. Facendo gli scongiuri il mio fisico ha retto bene. Inoltre devo ringraziare anche i vari allenatori che mi hanno sempre dato fiducia”.

In questi anni sei mai stato vicino all’addio?

“Sinceramente sì. Ho ricevuto diverse proposte anche dai professionisti. Quattro anni fa al termine della stagione nella quale ebbi la fortuna di giocare al Tardini col Parma e scambiare il gagliardetto con Lucarelli, ebbi diverse offerte dalla C. Quell’annata non fu positiva perché retrocedemmo, ma io feci molto bene. Da terzino segnai 6 gol fino a gennaio e sia a metà stagione che a giugno furono tante le squadre che mi cercarono. A Villafranca però mi sono sempre trovato bene, è come far parte di una famiglia, ho un grande rapporto con tutto l’ambiente. Qui inoltre ho anche trovato lavoro e riesco ad abbinare le due cose senza problemi”.

Nonostante tu sia un difensore, in tutte le stagioni hai sempre realizzato almeno 2 reti. Tra l’altro senza calciare rigori. Anche questo può considerarsi un record.

“Sì, in effetti non è da tutti. Sia da terzino che da difensore centrale sono sempre riuscito a trovare il gol. Da quest’anno ho iniziato anche a calciare le punizioni. Scherzando qualche volta chiedevo ai miei allenatori di farmi giocare in attacco. Il rimpianto è non aver raggiunto la doppia cifra nella stagione di cui ti ho parlato in precedenza. Fino a gennaio ne realizzai 6 giocando come terzino. Poi la seconda parte di campionato fui costretto a ricoprire il ruolo di centrale. Forse non volevano continuassi a segnare (scherza)”.

In conclusione, quali sono i tuoi obiettivi futuri?

“Spero di avere ancora tanti anni di calcio giocato davanti e di togliermi grandi soddisfazioni con il Villafranca. Sperando ci siano sempre i presupposti per continuare insieme. Questa è una realtà solida, la società è ambiziosa e il presidente ha una passione immonda. Non a casa negli ultimi 10 anni il Villafranca ha disputato ben 7 campionati di serie D. Ad oggi non siamo in grado di competere contro le grandi, ma a piccoli passi sono sicuro si possano raggiungere obiettivi importanti. Una volta appese le scarpette al chiodo essendomi laureato in Economia e Marketing cercherò sbocchi lavorativi in questi ambiti anche se difficilmente riuscirò ad estraniarmi dal mondo del calcio”.