Si conclude in Trentino Alto Adige il nostro viaggio di presentazione delle compagini che hanno conquistato in maniera diretta l’accesso alla Serie D vincendo il rispettivo campionato di Eccellenza. Un piccolo e grazioso borgo, dalla forte identità e voglia di restare sulla piazza che per tutti lì vale come la Champions. Il Dro Alto Garda si prepara con dedizione e grinta al debutto in campionato. Per 40 anni al comando da presidente, poi ds: Loris Angeli è il factotum conclamato della compagine gialloverde ed un fiume in piena ai nostri microfoni.

“Ho cresciuto per anni questi uomini e cambiando carica ho voluto dar loro l’opportunità di mettere in pratica quanto imparato e ricevuto. Personalmente non ho mai voluto avere ds, i soldi sono miei e decido io come spenderli e come gestirli. L’idea di sempre è stata quella di formare una famiglia, dirigenziale e tecnica, in modo che poi ognuno potesse ereditare dall’altro qualcosa per portare avanti nel tempo la squadra. Abbiamo vinto 8 campionati, nei soli due disputati di Eccellenza l’abbiamo vinta in entrambe le circostanze. Ricordo ancora come l’anno della prima promozione in D, con una squadra partita per salvarsi tranquillamente, ci siamo trovati al rush finale senza perdere una partita ed i giocatori a ridosso del traguardo s’interrogavano: se adesso vinciamo l’anno prossimo in D come facciamo, ci mandi tutti? Io ho chiesto loro di far parlare il campo: abbiamo festeggiato ed ho confermato l’intera squadra il campionato successivo”.

Tanti piccoli record statistici accompagnano il viaggio del Dro, guidato in panca da Stefano Manfioletti: “Eccezion fatta per i due stranieri che si pagano loro il vitto e alloggio, ho una rosa di tutti trentini – prosegue Angeli – La squadra dell’anno scorso è stata costruita per avere già una base pronta per la D ed evitare incidenti di percorso del passato, ragion per cui abbiamo integrato davvero pochi elementi. La retrocessione di due anni fa, fa ancora rabbia. Il primo obiettivo è riscattare proprio quell’annata e magari salvarci come quando all’ultima giornata battemmo nel 2017 il Monza di D’Errico o nel 2014 il Vittorio Falmec fuori casa ai play-out dopo i supplementari. Importante, dunque, evitare gli ultimi due posti poi si vedrà: per noi in qualsiasi modo si raggiunga la salvezza equivale ad uno Scudetto”.

Così come sul versante economico: “Con orgoglio posso affermare – chiosa senza peli sulla lingua l’anima del Dro – di aver chiuso sempre il bilancio in pareggio, qualche volta anche in attivo. La Serie D rappresenta il primo campionato dove si può parlare di calcio vero, una realtà ricca di banditi che fanno il bello e il cattivo tempo ma anche quella dove non puoi non restare affascinato dalle storie che si incontrano, dall’aria che si respira al campo, dalla voglia di affrontare le partite da sfavorito e ribaltare i pronostici. E’ pur sempre un campionato dilettantistico, noi voliamo basso, guardiamo nel nostro orticello mantenendo fede ai nostri principi ed all’imprinting professionale che negli anni abbiamo dato e vogliamo continuare a dare”.