Imbattuta da 9 giornate, la Cavese di mister Giacomo Modica è tra le squadre più in forma del girone C di serie C, in piena corsa playoff e reduce da due derby campani vissuti da protagonista. Prima lo spettacolare pareggio a Castellammare contro la Juve Stabia, poi il poker rifilato alla Paganese. Il vice storico di Zdenek Zeman, dopo gli anni all’ombra del boemo ora sogna in grande, e si gode il rinnovo di contratto con il club metelliano fino al 2021.

Mister, partiamo dal momento della sua Cavese. Con il successo contro la Paganese la striscia di imbattibilità è arrivata ora a quota 9…

«Beh, parlano i numeri. Siamo molto soddisfatti del nostro percorso, ma al di là dei risultati siamo felici soprattutto della nostra condizione, da un punto di vista psicofisico siamo messi benissimo».

Paradossalmente, potete addirittura nutrire qualche rimpianto per qualche punto lasciato per strada?

«Diciamo che abbiamo un credito con la fortuna al momento. Sicuramente meritavamo qualcosa in più, ma teniamo stretti anche i nostri errori. In un certo senso erano quasi attesi, faceva parte del percorso, del nostro progetto, gli errori potevano starci tutti. Di conseguenza è stato un peccato, ma pensa sempre al domani. Siamo a martedì e già non penso alla gara con la Paganese, ma alla prossima sfida, in programma domenica contro il Rende».

La settimana scorsa, a coronamento della stagione molto positiva fin qui, è arrivato il rinnovo del contratto. Come ha vissuto gli ultimi giorni?

«Ovviamente sono felice, anche perché è il riconoscimento del mio lavoro. In ogni caso il rinnovo di contratto era nell’aria già da un po’ di tempo. Abbiamo voluto pensare al campo, poi siamo arrivati al momento giusto, per fare questa scelta, che è stata ufficializzata in settimana. Mi sento di dovere un ringraziamento speciale a tutti i miei calciatori, al mio staff, senza dimenticare medici e magazzinieri, i risultati finora raggiunti sono merito di tutte le componenti».

Attualmente vi trovate al decimo posto in classifica, l’ultimo della griglia che porta ai playoff. Sognare è lecito?

«I sogni sono alla base del calcio, e poi l’appetito vien mangiando e io penso che i miei ragazzi abbiano ancora tanta fame. Sarebbe un vero peccato avere chance di mangiare ancora e rifiutare perché si ha lo stomaco pieno. Ad eccezione delle prime 4 squadre che si giocano la promozione diretta, siamo tutte là. Noi ci proveremo fino alla fine, non permetterò che i miei abbassino la guardia. Eravamo partiti con l’obiettivo della salvezza diretta, per salvaguardare l’anno del centenario, ma finché siamo in gioco noi dobbiamo ambire a fare il massimo, per vivere un sogno. Per me sognare è alla base del calcio…».

A proposito di promozione diretta, chi la spunta secondo lei?

«E’ una grande lotta, si stanno sfidando delle squadre fantastiche. Ora ti direi che il Catanzaro ha un po’ rallentato ed è stato tagliato fuori, mi piace come sta venendo fuori il Catania nelle ultime giornate, anche se pure le altre hanno i loro valori. Per me queste gare finali equivalgono alla Champions League, non vincerà la più forte ma chi ci arriva meglio, sotto tanti aspetti. Quello nervoso, soprattutto».

Lei si affida al 4-3-3, come il suo grande maestro Zeman, cui è molto legato. Che rapporti ha con il boemo?

«Sono stato prima giocatore di Zeman, poi vice-allenatore, infine collaboratore. Posso dire solo una cosa, lo spettacolo nel calcio è legato soprattutto a lui. Il vero spettacolo erano gli allenamenti, non mi sono mai divertito così tanto da calciatore, se avessero messo venduti i biglietti per assistere alle nostre sedute sarebbero andati a ruba. Allenamenti faticosi, ma la vera fatica la fanno gli operai, noi ci divertivamo, e poi i risultati si vedevano la domenica. Mi reputo una sua creatura, un suo figlioccio, lui per me è un’icona assoluta. Basterebbe vedere i giovani lanciati, le plusvalenze fatte registrare negli anni, penso che avrebbe meritato molto di più di quanto raccolto in carriera, non potrà mai essere dimenticato. Non voglio entrare nel dettaglio, ma sicuramente nelle ultime annate è stato accantonato, ma per me resterà sempre la parte bella del calcio, quello fatto di divertimento. Sono molto legato a lui, non solo da un punto di vista tattico o professionale, ma anche umano».

Proprio come il suo mentore, anche lei si affida a calciatori giovani, molti dei quali provenienti da categorie inferiori. Chi secondo lei ha le qualità per il salto di categoria?

«Per me ci sono tanti giovani di valore in serie C, ma preferisco concentrarmi su quelli della mia squadra. Sicuramente posso nominare i vari Lia, Tumbarello, rispettivamente classe ’97 e ’96, ma devo menzionare anche Nunziante (proveniente proprio dal settore giovanile metelliano), che è classe 2000, e ha dimostrato già di essere un buon calciatore nonostante le poche presenze. Ne abbiamo tanti in rosa, poi magari qualcuno è più pronto e altri no, ma diversi di loro possono sicuramente ambire a carriere importanti».

Ha nominato spesso i sogni nel corso di questa intervista, ma il suo sogno qual è?

«Il sogno di ogni allenatore è arrivare al massimo, e sono convinto di non essere inferiore di altri colleghi. Ovvio però che il mio pensiero non conta, l’obiettivo è dimostrarlo sul campo e con i risultati. Non credo che il calcio di oggi sia meritocratico come un tempo, ma sicuramente non sono una persona che si accontenta. Punto sempre al massimo. Come ho già detto i sogni sono alla base del calcio».

Foto a cura di Stefano D’Elia