Francese di nascita ma italiano d’adozione, dal 2003 calca i campi dei maggiori campionati italiani. E non sembra avere nessuna intenzione di smettere. Gaël Genevier quest’anno, dopo la parentesi Messina in serie D, sta cercando con la sua esperienza di risollevare le sorti dell’AlbinoLeffe. Nelle ultime giornate in netta ripresa seppur ancora immischiata nella lotta retrocessione. Intervistato dalla redazione di Saranno Famosi il mediano ex Lione ha raccontato la sua “vita italiana” analizzando le problematiche del nostro calcio e proponendo valide soluzioni su come rivitalizzare un sistema in grande crisi.

Con il pareggio di sabato in casa del Fano avete confermato l’ottimo periodo di forma che vi vede imbattuti da 4 partite. Un’iniezione di fiducia notevole in vista della lotta salvezza da affrontare.<br>
“Certo, la continuità di risultato è un fattore fondamentale sia per la classifica ma soprattutto per l’aspetto mentale. Siamo stati bravi a dare una svolta al nostro campionato dando serenità all’ambiente. Abbiamo effettuato un bel balzo in avanti considerata l’ultima posizione occupata qualche settimana fa, ma ad oggi non è stato ancora raggiunto nessun traguardo. Il vero salto di qualità è stato quello di cambiare mentalità e calarsi perfettamente nella situazione, ovvero quella di una squadra in lotta per la salvezza. E non è affatto semplice quando fai parte di un gruppo abituato negli ultimi anni a lottare per ben altri obiettivi. Grazie a questo nuovo atteggiamento siamo riusciti a migliorare sotto il punto di vista della concentrazione con la quale affrontiamo le partite. La qualità non ci manca di certo e il campo lo ha dimostrato perché l’AlbinoLeffe, anche prima del mio arrivo, ha giocato ogni gara alla pari senza essere mai dominata dall’avversario. Purtroppo, però, i risultati non sempre rispecchiavano le prestazioni offerte. Ora stiamo bene dal punto di vista mentale e di conseguenza fisico. Ci attendono partite molto difficili ma lotteremo fino alla fine per conquistare la salvezza”.

La tua stagione è iniziata a Messina in serie D, poi è arrivata l’AlbinoLeffe. Com’è nata la trattativa?

“Con la dirigenza c’era già stato qualche contatto anche in estate ma poi ne se ne fece più nulla. Nel mercato invernale ci siamo sentiti nuovamente ed abbiamo trovato l’accordo. Mi ha sempre fatto piacere ricevere questi attestati di stima da parte del direttore il quale si è sempre comportato benissimo con me. Anche se devo essere sincero mi è dispiaciuto lasciare Messina. Ho sempre avuto un ottimo rapporto con tutto l’ambiente ma la situazione non era delle migliori e quindi ho deciso di cambiare aria. In più, avendo la mia famiglia in Francia, ho colto l’occasione di avvicinarmi a casa”.

Oltre a giocatori esperti come te in rosa sono presenti diversi giovani. Quali sono i più promettenti secondo te?

“A dire il vero ce ne sono tanti. Questo è un club che ha sempre puntato molto sui giovani basti pensare ad esempio a Belotti. Tra quelli presenti nella rosa attuale Mondonico è un difensore che se spronato nella giusta maniera può far davvero bene. Ha solo bisogno di crescere. Così come Sibilli, giocatore molto tecnico capace di creare superiorità numerica. Senza dimenticare Nichetti. Le basi per far bene ci sono, poi nel calcio serve anche un pizzico di fortuna per emergere”.

Nella tua lunga carriera hai giocato in 15 diversi club. A quale sei legato maggiormente?

“In realtà sono legato a tutte le squadre, perché io credo che per raggiungere grandi obiettivi devi instaurare un buon rapporto con l’ambiente in cui ti trovi. Tra queste, però, ammetto che Pisa mi ha lasciato dei ricordi particolari. Quell’anno fui protagonista, insieme ai miei compagni, di una grande stagione. Non a caso sfiorammo anche la promozione in A con mister Ventura in panchina. Giocavamo davvero un gran calcio. In più eravamo supportati da una tifoseria incredibile. Stesso discorso valido anche per Torino, altra grande piazza nella quale feci molto bene”.

Quando sei arrivato nel 2003 il calcio italiano viveva uno dei suoi periodi più floridi. Mentre adesso…

“Il problema principale è che in Italia si vuole vincere tutto e subito. Una mentalità sbagliata, serve programmazione. Con questa linea di pensiero non si va avanti e si avranno sempre società in difficoltà tra penalizzazioni e fallimenti. Servono grandi cambiamenti anche se non sempre i cambiamenti vengono apprezzati. Ma così si avranno sempre problemi. Ad esempio il Barcellona ha accettato di non vincere per anni al fine di costruire qualcosa di importante e adesso stanno dominando in Europa. Io ho giocato nel Lione, altro club che non ha preteso di vincere subito ma ha deciso di attuare una programmazione che poi gli ha permesso di vincere diversi titoli in Francia. Lì ho avuto modo di giocare nella squadra B e fare esperienza affrontando i club di serie C sin da ragazzino. E questo meccanismo deve essere applicato anche in Italia. Ma alla base deve esserci un cambio di mentalità, magari lasciando la gestione del sistema calcio ad ex giocatori che hanno vissuto dall’interno certe dinamiche”.

In conclusione, quali sono i tuoi progetti futuri?

“A luglio aveva iniziato il corso da direttore sportivo a Coverciano, poi è arrivata la chiamata del Messina ed ho scelto di continuare a giocare. Fin quando il fisico regge e ti permette di giocartela alla pari con tutti evitando brutte figure allora continuerò la mia carriera da calciatore. Dopodichè si vedrà