Nella seconda parte sulla tematica dei falsi miti nella preparazione fisica del calciatore, andiamo alla scoperta di altre, tra le più ricorrenti, errate concezioni in quest’ambito. Ricordiamo che per falsi miti intendiamo errate concezioni sull’allenamento e sugli altri aspetti a esso correlati (alimentazione, recupero, fattori psicologici, ecc.), frutto di retaggi culturali, ormai smentiti da anni dalle evidenze scientifiche internazionali.
Nella prima parte abbiamo parlato dei dolori a insorgenza ritardata che compaiono nei giorni seguenti alla gara o allenamenti intensi, della rapidità il giorno prima della gara e del risveglio muscolare la mattina della partita.
Ora vediamo altri tre falsi miti:

1. Allenare la forza in palestra rallenta il calciatore.
Nella credenza comune si crede che l’ipertrofia muscolare e l’aumento della forza massima possano avere effetti negativi sulla performance di sprint, il che è ovviamente sbagliato come dimostrato da numerose ricerche scientifiche, che evidenziano la correlazione tra forza e potenza muscolare negli arti inferiori con la capacità di sprint. Questa importante correlazione è stata vista sopratutto nei velocisti che svolgono un allenamento di forza e potenza costantemente, quindi va da sé che questa credenza è totalmente sbagliata (un velocista ha come fine prioritario essere veloce!). Poi, per quanto riguarda la parte superiore del corpo, un’ipertrofia ottimale e una buona forza muscolare non inficiano assolutamente la capacità di sprint, infatti, come ci suggerisce Gian Nicola Bisciotti nel capitolo dedicato all’allenamento della forza nel libro “l’allenamento fisico del calcio” (AA.VV., 2014), basta pensare agli sprinter di alto livello che hanno una muscolatura della parte superiore del corpo ben sviluppata e nonostante ciò hanno performance di velocità incredibili. Questo ha una spiegazione tecnico-scientifica abbastanza semplice, cioè i velocisti tentano con grandi masse muscolari di stabilizzare il bacino evitando un accentuato spostamento laterale del bacino che non consentirebbe di ottimizzare la spinta propulsiva orizzontale.
Oltre ciò, un aumento di massa magra nella parte superiore e inferiore del corpo aumenta la forza di reazione al suolo, aumentando così la forza propulsiva che si ottiene ogni volta che il piede tocca terra e successivamente spinge in avanti.

Figura 1: biomeccanica dello sprint (www.msahc.com.au).

2. Lo stretching statico previene gli infortuni.
La prevenzione degli infortuni, o meglio la riduzione, è un processo multifattoriale e non basta eseguire lo stretching statico (cioè lo stretching più noto e diffuso) per attuarla. Inoltre, non ci sono chiare evidenze scientifiche in letteratura che ne dimostrino l’efficacia preventiva di tale metodica, anzi le pubblicazioni sono discordanti in tal senso (Thacker et al 2004, Witvrouw et al., 2004, M. P. McHugh et al., 2010).
Una recentissima review di DG Behm del 2016, ha confermato che lo stretching statico non ha effetti chiari sulla prevenzione degli infortuni da sovraccarico.
La pratica dello stretching statico però, può essere utile al miglioramento della flessibilità muscolare e nel contrastare eccessivi accorciamenti muscolari, potendo così avere un’influenza sulla riduzione degli infortuni agendo a monte, su alcuni dei fattori di rischio predisponenti. Quest’ultima ipotesi andrebbe avallata da ulteriori studi scientifici ma risulta problematico valutare l’effetto acuto e cronico dello stretching in modo isolato da altre attività e la sua correlazione con gli infortuni.
Altresì, è utile sottolineare che lo stretching non è solo quello statico, ma vi sono diverse modalità, tra le quali lo stretching dinamico, che sembra avere maggiori effetti preventivi se inserito in una routine di warm-up, senza avere effetti negativi sulla performance, ma occorrono comunque ulteriori studi in tal senso.

Figura 2: esempi di esercizi di stretching dinamico ( www.fisioterapiafisiosan.it)

3. L’allenamento della forza con sovraccarichi nei bambini blocca la crescita e crea danni.
Purtroppo, c’è ancora chi sostiene questa teoria senza alcun fondamento scientifico, soprattutto nei settori giovanili dilettantistici.
Sono diversi gli studi che ormai dimostrano l’utilità dell’allenamento di forza nei bambini (Gay JA, Michele LJ, 2001; Lloyd RS et al., 2016, Myers AM et al., 2017) e forniscono le indicazioni per attuarlo in sicurezza e per adattarlo all’età del bambino (vedi tabella 1).
Facendo riferimento alle evidenze scientifiche, un allenamento di forza nel bambino, può determinare i seguenti benefici:
• Miglioramento del rendimento fisico nelle attività sportive praticate;
• Miglioramento dell’efficienza fisica generale;
• Miglioramento dello stato di salute;
• Miglioramento della composizione corporea e prevenzione dell’obesità;
• Miglioramento della densità ossea e prevenzione dell’osteoporosi;
• Riduzione degli infortuni nelle attività sportive praticate;
• Miglioramento dello stato psico-sociale.

Figura 3: immagine tratta da www.scienzemotorie.com.

E’ stato dimostrato da molti anni che programmi di allenamento di forza ben strutturati e con tutte le precauzioni del caso possano essere svolti dai 6 anni in su apportando i benefici sperati, senza particolari rischi (Faigenbaum A., 1999; Falk B., 1996).

Tabella 1: alcune delle linee guida fornite dalla NSCA (National Strength and Conditioning Association) per l’allenamento con sovraccarichi in bambini e ragazzi.

In quest’articolo, abbiamo sfatato (speriamo) altri miti sulla preparazione fisica, con particolare riferimento al calcio, attraverso il supporto di solide e numerose evidenze scientifiche. Infatti, è da anni che la scienza dimostra che tante credenze sull’allenamento sono false ma l’anomia che regola il mercato del lavoro nell’ambito delle scienze motorie e la pluralità di opinioni che ruotano intorno alla preparazione fisica, rallentano il processo d’aggiornamento e progressione in questo campo.

Ringrazio per gli spunti e i consigli utili alla stesura delle due parti su questa importante tematica il Prof. Manuel Gallelli e il Prof. Stefano Cappelli.

“In Dio crediamo…gli altri portino i dati.”
 (William E. Deming)

Prof. Pasquale D’Antonio
Dottore Magistrale in Scienze e Tecniche dello Sport
Dottore in Scienze Motorie
Master di I livello in Teoria e tecniche della Preparazione Atletica nel Calcio
Preparatore Atletico Professionista FIGC abilitato
Preparatore Atletico di settore giovanile FIGC abilitato
Certified Strength and Conditioning Specialist (CSCS NSCA certified)
Istruttore di Atletica Leggera FIDAL abilitato
Esperto di Preparazione Fisica per le attività di alto livello CONI
Preparatore atletico con esperienza nei professionisti (settore giovanile e prima squadra)