Analisi di Marco Giustini, match analyst

L’Ajax arriva alla sfida casalinga come la cenerentola di questa edizione. Dopo aver battuto il Real Madrid, la squadra di Ten Hag vuole continuare a sorprendere con il suo dinamismo, tecnica e aggressività. Primi in campionato e raggiunta la finale di coppa olandese, possono ancora conquistare il triplete e sognare non costa nulla. La Juventus ha ormai archiviato la pratica scudetto e le energie fisiche e mentali sono dirette verso un unico obiettivo: la finale di Madrid.



LE COSTANTI TATTICHE

Le idee proposte dal tecnico olandese sono chiare e ben visibili sul terreno di gioco.
In fase di possesso palla si cerca lo sviluppo del gioco a partite dai difensori. Il movimento dei centrocampisti e delle punte per smarcarsi è incessante. Gli attaccanti non hanno posizione predefinite ma il principio è sempre quello di creare una forte densità sulla trequarti avversaria con almeno quattro uomini per poter giocare nello stretto cercando la superiorità numerica o attaccare il lato debole con gli inserimenti centrali in zona di rifinitura e sul lato opposto di un compagno già pronto ad attaccare lo spazio.

Nel caso di sviluppo da destra non è inusuale la ricerca del cross sul secondo palo a cercare l’uomo libero, scelta mai effettuata con palla sul lato opposto.

Con palla persa nella trequarti avversaria l’Ajax cerca un immediata riaggressione facilitata dalla densità di uomini che partecipano alla fase offensiva.

Densità e aggressività sono concetti evidenti non solo in fase di transizione negativa ma anche in fase di non possesso palla, dove la squadra olandese cerca un costante 1vs1 per non permettere alla Juventus di ragionare. In particolar modo Van De Beek ha marcato a uomo Pjanic per tutti i 90 minuti.

Nell’immagine vediamo la quasi simmetria nei recuperi palla nelle tre zone del campo (difesa, centrocampo, attacco)

In caso di palla riconquistata oltre la linea mediana, la verticalizzazione è immediata e c’è la ricerca
del tiro entro i tre passaggi.

Il gol del pareggio avviene proprio da una riaggressione immediata ed un conseguente attacco diretto alla porta.

La Juventus ha faticato a contenere gli attacchi olandesi, alternando due diversi sistemi di gioco per provare ad effettuare una pressione efficace ma con scarso successo. Notiamo infatti in fase di non possesso palla a volte un 1-4-4-2 e a volte un 1-4-3-3

Se nel primo quarto di gara il pressing alto delle punte aveva creato problemi all’Ajax, con il passare dei minuti la squadra di Allegri ha abbassato il baricentro ed effettuato una prima pressione meno omogenea consentendo sempre una via d’uscita.

Tra primo e secondo tempo la Juve ha perso metri ed ha avuto sempre un minor possesso palla rispetto ai lancieri.

 

Difesa stretta e attenta a contenere le conclusioni avversarie.

In fase di possesso palla l’Ajax non consente azioni ragionate. Pjanic è limitato e viene concesso solo il lancio lungo dei difensori. Anche in caso di sviluppo sulle catene laterali viene portata subito pressione sul portatore di palla e la giocata è spesso imprecisa.

Al contrario di quanto avviene nell’Ajax il giocatore in possesso palla è spesso lasciato da solo per cercare l’attacco in un’altra zona del campo. Ne paga le spese il gioco corale e ci si affida all’estro del singolo.

Le migliori occasioni della partita arrivano dalle ripartenze. Il portare tanti uomini nella metà campo avversaria da parte della squadra di casa, consente infatti alla Juventus di avere spazi da attaccare con palla recuperata.

Il gol arriva con l’unico tiro della Juventus nello specchio della porta, grazie a 3 giocate individuali.
Bentancur supera due giocatori avversari, Ronaldo gioca palla sul lato libero e va ad attaccare lo spazio in area di rigore partendo da lontano con Cancelo che effettua un cross perfetto.

Tra Ajax e Juve il primo round finisce in parità e tutto si decide in due minuti a cavallo dell’intervallo. Tutto sommato abbiamo assistito allo scontro tra due filosofie diverse: da una parte l’estro, la fantasia e l’aggressività costante dell’Ajax, dall’altra la solidità, la concretezza e la capacità di soffrire della Juve. Due mondi opposti, che alla resa dei conti si annullano.