Una carriera da allenatore ancora breve, ma ricca di soddisfazioni. Iniziata quasi per caso, esattamente per un ginocchio malandato. La voglia di chiudere con il calcio giocato e di iniziare una nuova avventura, per provare a costruirsi un futuro roseo. Paolo Zanetti, dopo il miracolo dell’anno scorso, (secondo posto con il Südtirol nonostante il 14° budget del campionato), riproverà a compiere qualcosa di importante già quest’anno, magari mettendo in pratica i tanti insegnamenti dei ben 26 allenatori avuti in una carriera da quasi 100 presenze in serie A. Su tutti quelli di Walter Novellino, Andrea Mandorlini e Mario Somma…

Il suo Südtirol è reduce da un’importante successo contro il Gubbio, che allunga la vostra striscia positiva. Sono 4 le vittorie nelle ultime 6 giornate. Come vive la squadra questo momento di forma?

«E’ un momento importante, perché nel girone d’andata ci è mancata la continuità, abbiamo avuto un buon rendimento però collezionando troppi pareggi. Creavamo tantissimo ma faticavamo a segnare, nell’ultimo periodo abbiamo alzato questo dato, mantenendo una buona solidità difensiva, e siamo riusciti a occupare una posizione di classifica d’élite». 

Per quanto riguarda le occasioni create, c’è un dato (expected goal, ndr) che vi assesta al secondo posto in tutta la serie C. Segnale che al di là delle reti segnate la squadra ha comunque un atteggiamento sempre propositivo…

«Questo è un dato importante, che conosco bene perché lavoriamo molto sotto l’aspetto statistico già dallo scorso anno, come i gol potenziali, controlliamo un po’ tutto. Abbiamo avuto sempre questa sensazione, anche quando eravamo in posizioni di classifica più basse, questo trend rimaneva comunque da primi posti. Non ci siamo inventati nulla di nuovo, ma abbiamo iniziato a lavorare maggiormente sulla finalizzazione. Abbiamo inserito questo aspetto in ogni tipo di esercitazione, cercando un gioco molto più verticale. Anche sulle palle inattive ci siamo concentrati in particolar modo, nel girone d’andata non avevamo mai segnato su calcio piazzato, e sappiamo nel calcio di oggi come siano importanti, basti vedere il Pordenone, a quota 15. Nelle ultime giornate invece ne abbiamo realizzati 4/5». 

Siete la terza squadra per numero di cross tentati (582, ndr) in tutta la Serie C (dietro solo Vicenza e Triestina, ndr). Quanto conta saper sfruttare anche i centimetri di Romero e De Cenco ?

«Abbiamo dei quinti di centrocampo che ricercano molto questa soluzione. Nel girone di andata ha giocato Fabbri che è un destro che può giocare tranquillamente come quinto di sinistra. Nell’ultima partita, invece, ha giocato Lunetta, che è mancino, come quinto di sinistra. Romero e De Cenco sono per caratteristiche elementi molto bravi sulle palle alte, arriviamo con una buona facilità al cross, il concetto è non tanto di mettere dentro palloni per il centravanti, ma per sfruttare gli inserimenti, è una nostra qualità l’attacco dell’area di rigore con tanti uomini. Sia con la mezz’ala e sia col quinto opposti»

Alle spalle ha una carriera importante da giocatore, chi le ha lasciato i migliori insegnamenti dal punto di vista umano e tattico?

«L’idea di allenare l’ho sempre avuta, anche quando giocavo mi segnavo allenamenti, esercitazioni, ho iniziato la mia scuola già da calciatore. Sono sempre stato appassionato alla strategia di gioco, alla possibilità di insegnare ai calciatori giovani e riuscire a farli crescere. Ho avuto ben 26 allenatori, ho cercato di rubare un po’ da tutti, sia le cose positive che quelle negative. Cerco di non ripetere certi errori che magari qualche mio tecnico può aver commesso. Ho avuto Novellino, sulla fase difensiva un maestro, Mandorlini invece è molto bravo in quella offensiva. Mario Somma è stato un allenatore all’avanguardia, con il suo 4-2-3-1, che nel 2004-2005 ci ha permesso di vincere il campionato di serie B con l’Empoli. Tanti allenatori di categoria superiore venivano a studiare il suo lavoro. A livello umano non posso che citare Attilio Tesser, senza dubbio la miglior persona che abbia mai incontrato nel mondo del calcio». 

Poi ha iniziato alla Reggiana il tuo percorso di allenatore, prima da assistente e poi da vice di Colombo, com’è stato il cambio di prospettiva?

«Molto particolare. Sono passato dall’altra parte ad ottobre, ero ancora un calciatore ma avevo tantissimo problemi fisici, un ginocchio malandato che mi relegava spesso in panchina. Proprio in quel momento ho iniziato ad accrescere la mia complicità con Colombo, ci scambiavamo spesso idee, ci confrontavamo, e avevamo una grande sintonia. Così mi ha chiesto di passare dall’altra parte, e ho accettato. Mi sembrava un’opportunità per costruirmi il mio futuro dopo la carriera da calciatore. Abbiamo fatto ottimi risultati, come anche dopo con la Berretti della Reggiana, poi l’esperienza al Südtirol. Sono l’allenatore tra i più giovani su piazza, ma ho 4 anni di esperienza, era questo il mio obiettivo. Quando ho smesso avrei potuto svernare e continuare a giocare, avevo ancora un po’ di mercato, ma ho preferito investire su una nuova avventura». 

Qual è il suo sistema di gioco preferito? Si ritiene integralista o sa adattarsi alle caratteristiche della sua squadra?

«No, non sono un integralista. Con la Reggiana utilizzavo un 4-3-3 molto offensivo, qui l’anno scorso ho trovato una squadra costruita per il 3-5-2, e ho accettato senza nessun problema dopo aver parlato con la società. Ok avere un modulo di riferimento, ma serve anche flessibilità secondo me. Dal centrocampo in su per me non cambia molto, i principi di gioco diversi ci sono in una linea difensiva a 3 o a 4. L’anno scorso avevamo caratteristiche più difensive, quest’anno giochiamo con 3-4 punte in campo, al di là dell’interpretazione del modulo, siamo sempre propositivi anche con il 3-5-2. E’ un sistema che mi piace ma non è di riferimento per me. Non voglio precludermi nessun tipo di situazione».

Sulla base di quanto affermato, saranno cambiati anche gli allenamenti rispetto alla scorsa stagione…

«Si, è evidente che gli allenamenti devono andare in direzione del principio di gioco che vogliamo mettere in pratica. Quest’anno gioco meno verticale, ma più palleggio, puntiamo a consolidare le nostre caratteristiche. Anche se quando incontriamo avversari che si chiudono, servono colpi, serve qualità, anche la verticalizzazione o la ripartenza. La squadra è cresciuta, siamo a buon punto sul nostro percorso…»

L’anno scorso sconfitti in semifinale playoff contro il Cosenza, poi salito in B. Quest’anno a cosa aspira il Südtirol?

«Il club è in continua crescita, mettiamo mattoncino su mattoncino stando attenti a non fare il passo più lungo della gamba. Miriamo a crescere anno dopo anno, l’anno scorso il secondo posto è stato un risultato straordinario nonostante il nostro obiettivo non fosse quello. L’importante è non mettere in discussione la stabilità di questa società. Non c’è fretta, quest’anno siamo ripartiti daccapo dopo i tanti calciatori arrivati in prestito, tra i nuovi ragazzi arrivati ci sono molti calciatori di proprietà, per puntare a un progetto pluriennale. Se il grande colpo arriva prima bene, ma la nostra idea è molto chiara, entro 2-3 anni vogliamo regalarci un sogno. Migliorare il risultato dell’anno scorso significa salire in serie B. Il girone è davvero tosto, in proiezione rischiamo di fare più punti dell’anno scorso ma classificarci in una posizione di classifica più bassa. Poi non ci poniamo limiti…l’appetito vien mangiando». 

Sogni, ambizioni e progetti per il futuro?

«L’anno scorso qualche telefonata dalla B mi è arrivata, ma mi ritengo una persona di parola. Avevo dato la mia disponibilità alla società, che mi ha rinnovato pure il contratto con uno sforzo economico non indifferente per trattenermi. Qui sto benissimo, per un allenatore giovane è il massimo questa società. Ovviamente punto sempre a migliorarmi, anche qui la mia ambizione è di fare meglio dell’anno precedenti. Poi il sogno di arrivare al grande calcio l’abbiamo tutti, ma c’è tanto da migliorare, da lavorare. Fortunatamente sono molto giovane come allenatore e credo di avere il tempo dalla mia. Se poi dovesse arrivare qualche chiamata irrinunciabile, mi siederò molto serenamente a parlarne con la società, come è stato già in passato. Ma al momento qui sto benissimo».

 

Foto tratta dal sito ufficiale dal sito ufficiale dell’FC Südtirol – Alto Adige