E’ stato portato in Italia giovanissimo dall’Atalanta, dove però non è riuscito a consacrarsi. Poi una carriera in giro per l’Italia, condita da annate importanti in piazze prestigiose, su tutte Verona, “una delle città più belle del mondo” per sua stessa ammissione. Julien Rantier, dopo una vita in serie B e serie C, è sceso in serie D, alla Vigor Carpaneto. Scelta dettata dalla voglia di riavvicinarsi a casa, a Piacenza, ma soprattutto dal clima sano e ambizioso che gli ha permesso di ritrovare la gioia di giocare a calcio, e gli ha dato l’occasione di sfidare suo figlio in un’inedita sfida.

Julien, ieri siete finalmente riusciti a tornare al successo, grazie anche ad una tua doppietta. Che partita è stata?

“Sì, finalmente abbiamo ritrovato la vittoria (2-1 ai danni dell’OltrepoVoghera, ndr). Siamo ovviamente molto felici per questo risultato. Con la mia doppietta sono a quota 16, ho migliorato il record realizzativo dell’anno scorso e ci siamo lasciati alle spalle un periodo non positivo (la vittoria mancava da 7 partite, ndr)”.

C’è ancora qualche speranza nei playoff? E dal punto di vista personale, invece, che obiettivo ti poni?

“Sinceramente io vivo giornata per giornata. Consideriamo che eravamo partiti per raggiungere una salvezza tranquilla e come obiettivo ci siamo in pieno, ma perché no, ci proveremo fino alla fine a fare il meglio. Anche perché abbiamo dimostrato di poter fare un gran calcio anche con le big del girone D. Personalmente sarebbe bello arrivare a quota 20, significherebbe aver centrato un bel traguardo”.

A proposito del girone D, come vedi la lotta per la promozione tra Pergolettese e Modena?

“Beh, la sconfitta di ieri del Modena contro il Classe proprio non me l’aspettavo. Nel girone di ritorno anche le squadre meno attrezzate giocano con il coltello tra i denti per guadagnare punti salvezza, l’insidia è sempre dietro l’angolo. In ogni caso vedo la Pergolettese favorita, anche da un punto di vista di gioco hanno dimostrato qualcosa in più”.

E tu, invece, come ti trovi a Carpaneto?

“In pace assoluta. Qui c’è una serenità incredibile, sono a casa mia. Dopo le ultime annate di C, sono felice di aver scelto questo progetto, mi è tornata la voglia di giocare a calcio, di divertirmi. La società è seria e ambiziosa, ho avuto anche la chance di iniziare ad allenare i bambini del 2009, un’esperienza bellissima, mi piace tanto lavorare con i ragazzini”.

Proprio per quanto riguarda l’avventura da tecnico, c’è un curioso precedente con tuo figlio…

“Sì, mi ha rifilato tre gol (ride, ndr). Lui sta nelle giovanili del Piacenza, e quando ci siamo affrontati, ha fatto una tripletta. Non so so vorrà emulare il padre, ma sicuramente è stata una giornata pazzesca, lui in campo e io in panchina nella squadra avversaria. Si muove molto bene in mezzo al campo, ma non voglio forzarlo. L’importante è lo studio, e che si diverta con i suoi amici Poi in futuro si vedrà. Futuro da allenatore? Beh mi sono portato avanti, la società mi ha dato grande disponibilità, avevo preso da poco il patentino Uefa B per allenare. Per ora però la panchina può aspettare, finché mi diverto continuo a giocare”.

A proposito di gol, nelle ultime due annate anche tu ne hai fatti parecchi…

“Merito della nuova posizione in campo, dopo una vita a sacrificarmi sulla fascia mi hanno provato da punta centrale ed è andata bene. Ora che ho una certa età conservo gli scatti negli ultimi 20-30 metri, così ho maggiore lucidità in area di rigore. Nasco seconda punta, anche se nella mia carriera spesso ho dovuto adattarmi”.

Hai giocato in tante piazze prestigiose, quali ricordi con più affetto e chi reputi i tuoi maestri?

“Sono stato bene ovunque abbia giocato, e spero di aver lasciato qualcosa di buono in ogni squadra, io sicuro ho imparato qualcosa ovunque. Però nel cuore conservo Verona, una città stupenda, tra le più belle al mondo. Stadio bello, grande tifoseria, sia in serie C che in serie B sembrava di stare in tutt’altra categoria. Ho avuto tanti allenatori bravi, su tutti Iachini, Pioli e Ficcadenti”. 

In squadra tanti under di qualità, dovessi indicarmi un solo nome per una carriera importante?

“Non voglio mancare di rispetto a nessuno, ma dico Carrozza. Alessandro è il mio figlioccio, è un esterno classe 2000 del Sassuolo. E’ andato al torneo di Viareggio con i neroverdi, poi ieri è tornato da noi per la partita ed è subito ripartito, domani dovrà affrontare il Braga proprio con il Sassuolo. Ha testa, qualità, secondo me ha tutto per sfondare…”.

E i compagni più forti con i quali hai giocato?

“Beh, Politano e Nainggolan se penso al campionato di oggi. Matteo è fantastico, fa un lavoro in fase di non possesso pazzesco, corre tantissimo. Anche ieri nel derby è stato stupendo, il migliore in campo. Forse arriva un po’ stanco negli ultimi metri, ma proprio per il lavoro che fa. Si vedeva già a Perugia che aveva grandi colpi, così come Radja a Piacenza. Il più forte in assoluto però è Adailton, aveva un piede mancino fatato. Mi ha insegnato tante cose sulle punizioni, rimanevamo spesso dopo gli allenamenti a provare punizioni su punizioni. Con quel piede forse ha fatto meno di quanto poteva in carriera, è esploso un po’ tardi ma era veramente fortissimo”.