E’ parte integrante della storia dell’Adriese, attuale capolista del girone C di serie D, Sante Longato che già da calciatore contribuì a dare lustro al club veneto con la promozione in D nella stagione 1971-1972. Quest’anno, però, l’ambizioso direttore sportivo punta ancor più in alto, alla serie C precisamente. Ai microfoni della nostra redazione Longato ha raccontato il momento magico vissuto dai granata e quel sogno da realizzare.

Direttore, partiamo dall’attualità e dal successo di ieri ottenuto nei minuti finali in casa del Belluno..

“Vincere al novantesimo è sempre una grande emozione, l’importante però è aver conquistato i 3 punti. A mio avviso meritati alla luce della prestazione offerta dalla squadra. Sapevamo sarebbe stato un match difficile anche a causa del campo non in perfette condizioni. E’ stata una gara fisica come del resto lo sono un po’ tutte perché le squadre che ci affrontano sono sempre molto agguerrite. Questa vittoria è un segnale importante per il prosieguo del campionato”.

Il passo falso dell’Arzignano vi ha permesso di conquistare la vetta solitaria. Come state vivendo questo momento?

“E’ dall’inizio che siamo in testa o comunque in lotta per il primo posto. Fare un campionato di vertice un po’ logora ma viviamo questa situazione con molta tranquillità, a partire dal presidente il quale ci trasmette la calma necessaria fino ai tifosi, sempre presenti anche in trasferta come ieri. Siamo tutti uniti e vogliosi di portare avanti questo sogno”.

Personalmente lei ha vinto ben sei campionati, ma non tutti nella veste di direttore sportivo….

“Si, nello specifico sono state quattro promozioni dall’Eccellenza alla D e due dalla Promozione all’Eccellenza. E’ vero, la prima carriera è stata quella di calciatore dell’Adriese. Successivamente ho dovuto abbandonare a causa di problemi lavorativi. Una volta diventato direttore sportivo ho avuto la fortuna di vincere sempre qui ad Adria. A parte la parentesi di Chioggia che al tempo militava in Eccellenza e che riuscimmo a portare in D. Fu una gioia immensa perché vincere in un ambiente particolare come quello non è mai facile, inoltre erano diversi anni che tentavano il salto di categoria”.

A tal proposito, come si costruisce una squadra vincente?

“Ci tengo molto a specificare una cosa: io cerco di portare all’interno dello spogliatoio prima di tutto uomini e poi calciatori. Solo cosi più fare grandi cose, se hai solo ottimi giocatori potresti avere dei problemi. Fortunatamente i miei sono sempre stati grandi spogliatoi, come quello di adesso. Per quanto riguarda il tecnico, quest’anno, in accordo con la società, abbiamo deciso di puntare su un allenatore giovane come Michele Florindo che già conoscevamo e che tra l’altro ha iniziato la sua carriera proprio ad Adria. E devo dire che la nostra scelta sta dando i frutti sperati”. 

Oltre ai tanti giocatori di esperienza la rosa dell’Adriese è composta anche da giovani di prospettiva. Quali sono state le scommesse vincenti di questa stagione?

“Il primo nome che mi viene in mente è quello di Raffaele Scarparo, classe ‘99 proveniente dal vivaio della Spal. Inizialmente doveva essere un rinforzo sulla fascia ma col passare delle settimane ha dimostrato di essere un ottimo centrale disputando anche diverse partite da titolare. Così come Matteo Boldrin, un 2000, che dopo un primo periodo di adattamento, soprattutto dal punto di vista fisico,  è esploso definitivamente. In questo caso il mister è stato molto bravo ad inserirlo pian piano facendolo abituare alla categoria”. 

Sempre più spesso lei attinge dai settori giovanili di squadre importanti come Spal, Verona e Padova. Come nasce questa collaborazione?

“C’è grande intesa con i diversi responsabili dei settori giovanili, nel tempo abbiamo costruito un rapporto di fiducia che ci ha portato anche a degli ottimi risultati come nel caso di Marcandella del Padova. Un giocatore che noi promettemmo di far crescere e che adesso gioca in serie B. A dimostrazione dell’ottimo lavoro svolto”. 

Nella rosa attuale dell’Adriese secondo lei quali sono i calciatori pronti per il calcio professionistico? 

“Dovessi fare un nome ti direi Marangon. Negli anni ha ricevuto diverse offerte dai pro ma lui è un ragazzo molto legato al nostro ambiente e alla sua famiglia. Vive tutto in totale tranquillità, alla giornata insomma, senza fretta. La mia speranza è quella di poterlo vedere in serie C con la maglia dell’Adriese così da potergli far toccare con mano una realtà nuova”. 

In conclusione, quali sono i suoi obbiettivi futuri?
“Ad oggi la mia attenzione è rivolta a questa stagione e alla conquista della promozione che per me sarebbe la prima dalla serie D alla C. Poi con la società faremo le nostre valutazioni”.