E’ uno dei calciatori più talentuosi dell’intera serie D, un vero e proprio “crack” del girone C di Serie D. Parliamo di Luis Maldonado, play ecuadoriano delll’Arzignano Chiampo, società veneta che punta forte alla promozione in serie C. I gialloazzurri sono balzati in testa alla classifica grazie a 5 vittorie di fila nelle ultime 5, 9 nelle ultime 10, superando in vetta l’Adriese, ora distanziata di 3 punti. A 5 giornate dal termine sarà un testa a testa vibrante, che il centrocampista scuola Chievo Verona, spera di poter festeggiare con l’approdo in terza serie, unica chance al momento per poter vivere il professionismo. Con 25 gol all’attivo nelle ultime due stagioni, numeri straordinari per un regista di centrocampo, si fa fatica a non crederci…

Luis, dopo la vittoria sul Trento avete staccato di altri 2 punti l’Adriese. Come vi preparate a questo rush finale di campionato?

«Siamo carichi, l’entusiasmo nello spogliatoio è a mille. Ci aspettano 5 finali, saranno tutte battaglie, anche con il Trento sembrava una gara scritta in partenza viste le posizioni di classifica ma è stata più dura del previsto. Anche la partita con il Cjarlins Muzane sarà molto difficile, hanno tanti giocatori bravi. Ma noi siamo stati forti a non mollare e a superare l’Adriese, di certo non vogliamo fermarci ora. La condizione mentale è fondamentale giunti a questo momento del campionato, siamo carichi per centrare questo traguardo storico…».

Ben 11 gol quest’anno, 14 gol l’anno scordo, la domanda sorge spontanea. Cosa ci fa un giocatore come te in serie D?

«Purtroppo sono extracomunitario, e le regole mi impongono di giocare in serie D, o al massimo in serie A. Un peccato perché mi avevano cercato due squadre di serie B e diverse di serie C in estate, ma non possono tesserarmi per motivi burocratici».

Ti trovi così in una sorta di limbo, ma c’è un modo per arrivare al professionismo?

«Sì, l’unico modo è vincere un campionato di D. Ecco perché ci tengo tantissimo, al di là dell’obiettivo della squadra ho fortissime motivazioni dal punto di vista individuale. Solo conquistando la promozione avrei la possibilità di giocare in serie C con questa maglia, e dopo una stagione tra i professionisti potrei poi essere libero di andare altrove…».

Nonostante tu agisca da regista del centrocampo, nelle ultime due annate hai trovato la porta con una puntualità sorprendente. A chi devi questa crescita?

«Beh, soprattutto a Vincenzo Italiano, tecnico che ci ha allenato la scorsa stagione. E’ stato lui a credere in me l’anno scorso, a insistere sul fatto che dovessi tirare di più da fuori, provare la botta dalla distanza, calciare le punizioni. E’ stato fondamentale per me, lo ritengo un allenatore preparatissimo, che lavora tantissimo per raggiungere gli obiettivi. Anche con Di Donato ho un ottimo rapporto, sono due tecnici che hanno una carriera alle spalle importantissima, hanno giocato in serie A. Hanno esperienza, sono preparati, hanno sempre tanti consigli utili da dare».

Sei rimasto in contatto con Italiano?

«Sì, ci sentiamo spessoNon mi sorprende che si stia giocando la promozione in B con il Trapani, alla fine il lavoro paga sempre. Tiferò per lui fino alla fine, e magari un giorno potremmo ritrovarci. Giocare per una sua squadra? Magari!».

Chi è il tuo modello? C’è qualche giocatore al quale ti ispiri?

«Da un punto di vista tecnico mi ispiro a Noboa, anche lui regista ed ecuadoriano come me. Gioca nello Zenit, ha giocato nel Rubin Kazan e fa parte della Nazionale. Poi non posso non citare Caceido, ora alla Lazio, ma soprattutto Antonio Valencia. E’ un idolo in patria, è capitano della Nazionale e del Manchester United, nessuno in patria ha fatto una carriera come la sua, lui resta un idolo per tutta la nostra gente».

Sei cresciuto nel Chievo Verona, che esperienza è stata?

«Fantastica. Sono arrivato presto in Italia per ricongiungermi con la mia famiglia, e mi sono iscritto alla scuola calcio a Pinzolo, dove abitavo. Poi c’è stato questo interessamento con il Chievo, feci un provino e subito dopo fu D’Anna a chiamarmi, rimase impressionato. Ho fatto sia la Primavera che gli allenamenti in prima squadra, non potevo crederci. Organizzazione fantastica, giocatori fortissimi, ai primi allenamenti chiedevo le foto a tutti, Maxi Lopez ad esempio. In Sudamerica è un idolo, quando ho mandato la foto ai miei cugini stentavano a crederci, pensavano fosse uno scherzo. Era un sogno, io in foto con un calciatore che aveva giocato con il Barcellona…».

Poi come è andata?

«Sono arrivato a giocare in Primavera. D’Anna ha sempre speso parole d’elogio per me, poi però c’era incertezza sulla permanenza di Luca Nember, che poi però è andato via. Così mi sono trovato in prestito all’Este, poi sono arrivato qui».

Quali sono i tuoi difetti e dove invece ritieni di poter migliorare?

«Penso che la mia qualità migliore sia il tiro da fuori, sono un centrocampista tecnico, un play. Mentre ritengo di poter crescere ancora dal punto di vista fisico, anche se ho solo 22 anni».

foto tratta dal sito ufficiale della società