Nata nel 2011 dalla fusione dell’U.S.D Chiampo e l’U.S.D G.M Arzignano, l’Union ArzignanoChiampo sta svestendo anno dopo anno i panni di “Cenerentola”, confermando di essere una delle nuove potenze del calcio dilettantistico. Da due anni occupa la zona nobile della classifica di serie D, senza nascondere minimamente le proprie ambizioni. Gran parte del merito della continua crescita del club va attribuito all’ottimo lavoro del suo direttore sportivo Mattia Serafini, il quale intervistato dalla nostra redazione ci ha svelato la ricetta vincente del suo successo.

L’Arzignano è ormai una realtà consolidata. Cosa c’è dietro questo successo e quali sono gli obbiettivi futuri?

“Quello che c’è ad Arzignano è un ambiente familiare, i ragazzi si trovano benissimo e il mister ha la possibilità di lavorare serenamente. Insomma, ci sono tutti gli ingredienti per far bene. Il nostro obbiettivo primario è quello di far divertire la gente che viene allo stadio. Ma non nascondiamo la grande volontà di vincere. Con il presidente abbiamo sposato un’idea di calcio moderna, proponendo un ottimo calcio con allenatori emergenti anche se reduci da annate non entusiasmanti. L’anno scorso abbiamo chiuso il campionato terzi con 75 gol fatti, prima di vincere i play off. Adesso siamo primi con l’Adriese e spero che i ragazzi lavorino come hanno fatto in questi mesi. Abbiamo la possibilità concreta di vincere il campionato e sono convinto che la squadra darà il massimo per riuscirci”.

Come si costruisce una squadra vincente evitando spese folli?

“Noi abbiamo potuto contare su un buon budget di partenza anche se non siamo di certo una delle potenze economiche del torneo. Ma non cerchiamo assolutamente alibi. L’importante, infatti, è essere oculati, perchè se si lavora nella maniera giusta i risultati arrivano anche senza prosciugare le casse. La disponibilità economica ha il suo peso ma non è tutto”.

A tal proposito qual è la vostra organizzazione in sede di calciomercato?

“Alla base c’è un confronto diretto e continuo con il mister, con lui affronto diverse tematiche. Detto questo però credo che nel calcio il rispetto dei ruoli sia fondamentale. L’allenatore deve lavorare sul campo con i giocatori che la società riesce a mettergli a disposizione, magari anche grazie a qualche sua indicazione. Ci può essere una collaborazione ma nessuno deve dipendere dall’altro per intenderci. Nel corso degli anni ho visionato diversi calciatori e conosco molto bene la categoria, di conseguenza mister Di Donato ripone grande fiducia nel mio operato e condivide le mie scelte. Poi è chiaro che se vi è la possibilità di portare alla corte del tecnico ragazzi da lui allenati in precedenza ben venga. Ad esempio a dicembre abbiamo preso Parasecoli, giocatore già noto al mister ma che conoscevo bene anche io. In via generale, però, quello che per me conta maggiormente è la persona più che il calciatore. Prima delle qualità tecniche io cerco quelle morali. E’ fondamentale lavorare con ragazzi seri, professionisti in grado di apprendere i concetti di gioco dell’allenatore. Anche perché, a mio parere, nel calcio moderno ormai non bisogna dare più troppa importanza ai moduli, ma ai principi e ai concetti di gioco, appunto. Ormai le squadre badano più a far gol che ad evitarlo, cambiando spesso sistema tattico a gara in corso. E il calciatore deve essere pronto a certe dinamiche”.

Durante la settimana, invece, come divide il suo lavoro tra campo e scrivania?

“I primi giorni li trascorro nel mio ufficio tra incontri con collaboratori e procuratori, ma dedico molto tempo anche alla lettura di giornali e allo studio continuo di questo sport. Il weekend chiaramente lo trascorro sui campi visionando spesso gare di Primavera 1 e 2 ma anche di serie B, oltre alle partite di D. Quando gioca la mia squadra, invece, ci tengo ad essere sempre presente. Dal pranzo della mattina fino al triplice fischio, in modo da poter poi analizzare tutti gli aspetti ed essere in grado di poter dare un giudizio completo su quanto accaduto in campo”.

Analizzando nel dettaglio la rosa dell’Arzignano, quali sono secondo lei i calciatori di maggior prospetto?

“In generale io sono il primo tifoso di tutti miei giocatori, li considero dei fratelli minori anche se alcuni mi superano in età. Tanti di questi ragazzi potrebbero benissimo giocare in categorie superiori. Sono dotati sia di qualità tecniche notevoli sia della mentalità giusta per emergere nei campionati maggiori”.

Nell’arco della stagione i vari Maldonado, Valenti, Odogwu hanno dimostrato forse di avere una marcia in più. E’ d’accordo?

“Luis è un giocatore totale, abbina fase difensiva e offensiva. In questi anni ha imparato a recuperare molti palloni, interpreta il calcio in maniera unica, calcisticamente sono innamorato di lui. Questa promozione per Luis avrebbe un valore doppio perchè gli permetterebbe di acquisire lo status di comunitario, una motivazione in più per festeggiare il salto di categoria. Niccolò, invece, era reduce da un periodo non felicissimo a L’Aquila dove la situazione dal punto di vista economico non era delle migliori. Le sue qualità però sono indiscusse e in un ambiente sereno come il nostro è riuscito ad esplodere definitivamente. Raphael Odogwu, per me è l’attaccante più forte della serie D. In passato non ha avuto tanta fortuna ma è un giocatore che può dare ancora tanto, dipende solo da lui. Perché a volte il sognare grandi traguardi ti porta a raggiungere obbiettivi impensabili. Oltre i nomi già citati aggiungerei anche Pllumbaj, bomber d’area di rigore che ricorda Inzaghi sia per caratteristiche tecniche che umane. E’ un professionista encomiabile, si allena con grande dedizione e cura moltissimo anche l’aspetto alimentare. Detto questo comunque vada auguro a tutti i ragazzi le migliori fortune perché hanno tutte le carte in regola per affermarsi in altre categorie”.

 

Ringraziamo la società Arzignano ValChiampo e l’addetto stampa Nicola Ciatti per la disponibilità concessaci.