Relazione di: Nicolas Annoscia – Allenatore UEFA B, Match Analyst FIGC

Nonostante le difficoltà l’Inter è riuscita a mantenere suo il terzo posto, facendo tesoro degli scivoloni delle sue inseguitrici. Dopo la promettente prova nel derby, ridimensionata dalla sconfitta interna con la Lazio, i nerazzurri hanno confermato la loro crescita contro il Genoa, che ha sancito,tra l’altro, il ritorno di Icardi (un palo, un gol e un assist per Perišić). L’Atalanta è in un ottimo momento di forma e aveva le caratteristiche perfette per fare male all’Inter, ma le è mancato Zapata squalificato.

La Partita

A grande sorpresa la squadra di casa scende in campo con un atteggiamento iper-aggressivo, accettando di giocare al ritmo dell’Atalanta. In fase di non possesso l’Inter pressava molto alta con Icardi e Vecino sui centrali dell’Atalanta, nel tentativo di rallentarne la fase di uscita. Alle loro spalle Brozović e Gagliardini marcavano a uomo De Roon e Freuler, mentre Politano e Perišić si stringevano verso il centro, tenendo d’occhio Castagne e Hateboer.

L’aggressività iniziale della squadra di Spalletti ha messo in seria difficoltà l’Atalanta che nel primo quarto d’ora ha fatto grande fatica a costruire azioni fluide. All’Inter, invece, girava un po’ tutto nel verso giusto: il pressing, la caccia sulle seconde palle e soprattutto la resistenza alla pressione avversaria.

Sulla carta i nerazzurri giocavano col 4-2-3-1 ma in fase di costruzione Vecino si allargava spesso sull’halfspace di destra mentre Gagliardini accorciava al fianco di Brozović per dare un’altra opzione in fase di costruzione. Nelle transizioni positive i nerazzurri cercavano spesso i movimenti incontro di Icardi, spesso supportato dai tagli di Politano e Perišić.

Col passare dei minuti l’Atalanta ha iniziato ad alzare il baricentro, dopo aver superato indenne la prima parte di gara. A dare la carica è stato il solito Iličić che al 16esimo, con una grande giocata di tacco, si libera di Skriniar e parte in contropiede, facendo prendere il primo grande spavento alla difesa dell’Inter.

A complicare la vita ai nerazzurri arriva anche l’infortunio muscolare di Brozović, al 20esimo, che priva i nerazzurri del croato fino a quel momento fondamentale nella gestione del possesso. Al suo posto Spalletti decide di inserire Nainggolan, spostando Vecino nel ruolo di playmaker: una scelta che dà più dinamismo alla squadra, ma finisce per impoverire la qualità dell’Inter in fase di uscita.

Nella seconda parte del primo tempo l’Atalanta aumenta il suo volume di gioco, adattandosi al nuovo assetto dell’attacco, dove Pašalić (scelto al posto di Zapata) giocava come trequartista alle spalle di Iličić e Gómez. Proprio i due sono risultati spesso troppo distanti, non è un caso che la migliore occasione della partita sia nata quando Pašalić ha rubato palla a Gagliardini per poi innnescare Iličić che a sua volta ha servito una gran palla a Gómez che arriva con una frazione di secondo in ritardo.

Nei minuti successivi l’Atalanta prende fiducia, alza l’intensità del pressing e mette alle corde la squadra di Spalletti, costretta a rallentare molto l’azione. L’Inter non rinuncia a giocare, a costo di tenere bassi Vecino e Gagliardini, ma col passare dei minuti finisce per perdere verticalità, complice la giornata negativa di Perišić (3/10 cross completati).

Nonostante le difficoltà, Spalletti decide di inserire Borja Valero al posto di Gagliardini dando tranquillità ai nerazzurri e liberando Vecino dai compiti di costruzione, permettendogli di alzarsi con più frequenza sulla trequarti.

Nel finale è l’Inter a provarci, cercando sia la via del possesso che i calci piazzati, nel tentativo di sfruttare la maggiore forza fisica. Negli ultimi dieci minuti la squadra di Spalletti sfiora il gol in due occasioni, prima con D’Ambrosio e poi con Icardi, ma l’Atalanta resiste.

Per molti versi, lo 0-0 finale può far sorridere entrambi gli allenatori, l’Inter ha confermato la sua crescita, mostrando maturità nella gestione del possesso contro una delle avversarie più difficili. L’Atalanta ha dimostrato la sua definitiva maturazione, dimostrando, ancora una volta, di poter giocare alla pari con le grandi.